Pagina:La desinenza in A.djvu/19


xv

alla domanda - qual sia la miglior lingua - si può sempre rispòndere: leggete Shakspeare, è l’inglese; leggete Richter, è il tedesco: è l’italiano con Fòscolo; è il milanese con Porta. -?

Ripeto: non avrebbe giovato ricordar loro tanto, poichè era vano sperare che gente la quale non s’impensieriva che dei mattoni linguistici, si accorgesse che, tutti insieme, tendèvano a rappresentar qualche idèa, a formare un letterario edificio. Interamente quindi perduto, per essi, sarebbe stato quanto ho già detto e quanto sto qui per soggiùngere a titolo di buona misura.

E il contentino è questo. Pochi tra i grandi autori, gloria dell’umanità, hanno schivato le ire dei critici loro contemporanei tentanti di impor la cavezza al genio, e quasi tutti si vendicàrono, dannando i lor zoiletti all’eterno ridicolo. Ora, stà il curiosissimo fatto, che quelli autori siano appunto i più spesso mostrati ad esempio dai successori dei berteggiati, a volta loro da berteggiarsi. E, davvero, quel venosino col quale la falsa critica fà tanto chiasso, volteggiàndolo minacciosa intorno alla testa dei novellini scrittori, la ha già bastonata senza misericordia; quel fiero ghibellino cui essa domanda, per ogni suo pasto da orco, e zanne e ventricolo, l’ha fatta più volte tremare colla maestosa sua voce, come