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Eccellenza della carità. | 1 A' CORINTI, 13, 14. | Doni di profezia. |
31 Or appetite, come a gara, i doni migliori; e ancora io ve ne mostrerò una via eccellentissima.
2 E quantunque io avessi profezia1, e intendessi tutti i misteri, e tutta la scienza; e benchè io avessi tutta la fede, talchè io trasportassi i monti2, se non ho carità, non son nulla.
3 E quand’anche io spendessi in nudrire i poveri tutte le mie facoltà3, e dessi il mio corpo ad essere arso; se non ho carità, quello niente mi giova.
4 La carità è lenta all’ira, è benigna4; la carità non invidia5, non procede perversamente, non si gonfia.
5 Non opera disonestamente, non cerca le cose sue proprie6, non s’inasprisce7, non divisa il male.
6 Non si rallegra dell’ingiustizia8, ma congioisce della verità9.
7 Sofferisce ogni cosa, crede ogni cosa, spera ogni cosa, sopporta ogni cosa10.
8 La carità non iscade giammai; ma le profezie saranno annullate, e le lingue cesseranno, e la scienza sarà annullata.
9 Conciossiachè noi conosciamo in parte, ed in parte profetizziamo.
10 Ma, quando la perfezione sarà venuta, allora quello che è solo in parte sarà annullato.
11 Quando io era fanciullo, io parlava come fanciullo, io avea senno da fanciullo, io ragionava come fanciullo; ma, quando son divenuto uomo, io ho dismesse le cose da fanciullo, come non essendo più d’alcuno uso.
12 Perciocchè noi veggiamo ora per ispecchio, in enimma; ma allora vedremo a faccia a faccia11; ora conosco in parte, ma allora conoscerò come ancora sono stato conosciuto.
13 Or queste tre cose durano al presente; fede, speranza, e carità; ma la maggiore di esse è la carità.2 Perciocchè, chi parla in linguaggio strano non parla agli uomini, ma a Dio; poichè niuno l’intende, ma egli ragiona misteri in ispirito.
4 Chi parla in linguaggio strano edifica sè stesso; ma chi profetizza edifica la chiesa.
5 Or io voglio bene che voi tutti parliate linguaggi; ma molto più che profetizziate; perciocchè maggiore è chi profetizza che chi parla linguaggi, se non ch’egli interpreti, acciocchè la chiesa ne riceva edificazione.
6 Ed ora, fratelli, se io venissi a voi parlando in linguaggi strani, che vi gioverei, se non che io vi parlassi o in rivelazione, o in scienza, o in profezia, o in dottrina?
7 Le cose inanimate stesse che rendono suono, o flauto, o cetera, se non dànno distinzione a’ suoni, come si riconoscerà ciò che è sonato in sul flauto, o in su la cetera?
8 Perciocchè, se la tromba dà un suono sconosciuto, chi si apparecchierà alla battaglia?
9 Così ancor voi, se per lo linguaggio non proferite un parlare intelligibile, come s’intenderà ciò che sarà detto? perciocchè voi sarete come se parlaste in aria.
10 Vi sono, per esempio, cotante maniere di favelle nel mondo, e niuna nazione fra gli uomini è mutola.
11 Se dunque io non intendo ciò che vuol dir la favella, io sarò barbaro a chi parla, e chi parla sarà barbaro a me.
12 Così ancor voi, poichè siete desiderosi de’ doni spirituali, cercate d’abbondarne, per l’edificazion della chiesa.
13 Perciò, chi parla linguaggio strano, preghi di potere interpretare.
14 Perciocchè, se io fo orazione in linguaggio strano, ben fa lo spirito mio orazione, ma la mia mente è infruttuosa.
15 Che si deve adunque fare? io farò orazione con lo spirito, ma la farò ancora con la mente; salmeggerò con lo spirito, ma salmeggerò ancora con la mente12.
16 Conciossiachè, se tu benedici con lo spirito, come dirà colui che occupa il luogo dell’idiota Amen al tuo ringraziamento, poichè egli non intende ciò che tu dici?
17 Perciocchè tu rendi ben grazie, ma altri non è edificato.
18 Io ringrazio l’Iddio mio, che io ho più di questo dono di parlar diverse lingue che tutti voi.
19 Ma nella chiesa io amo meglio dir cinque parole per la mia mente, acciocchè io ammaestri ancora gli altri, che diecimila in lingua strana.
20 Fratelli, non siate fanciulli di senno;