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322 marpais — martora.


tamente ger., e lo riconduce ad una rad. che vale “comandare”, che apparisce in got. gagrefts, comando, ordine. Lo stesso Kluge però crede che ags. giraeba garefa, ing. sherif non vengano da rad. di aat. grafio, ma da got. garôbia; e che anrd. e m. ing. greife provengano da m. bt. grêve. Qualche dial. ted. conserva tuttavia il signif. di giudice: transil. grês, ass. grêbe, ren. grif. Deriv.: margraviato.

Marpais, marpahis, marphais, scudiero, cavallerizzo. Voce longob. ricorrente in Paolo Diac. II, 9, ma che non uscì dal bl. La forma genuina sarebbe marhpaizo; e le corrisponderebbero aat. * marahpeizo, ags. * mearhbaeta, got. * marhbaitja. I due elem. di cui è composta sono: aat. marh, cavallo, e paiz da * paizan, ags. baetan, frenare. Quindi vale “frenator di cavalli”.

Marrone1, cavallo da tiro che si accoppia come guida ad altro non ben domato (Tomm.). È voce restata in uso sino a questi ultimi tempi, e che proviene da aat. marah, mat. marh, nd. marr, tm. Mähre cavallo, stato già esaminato alla voce marescalco. Dovette essere d’importaz. long.

Marrone2, errore, sproposito (Varchi, Ercolano). Nello sp. abbiamo marar, marânar, errare, sviarsi, che con fr. marrir, marriment d’ug. sig. e it. smarrirsi (v. q. vb.) procedette da aat. marran, errare. Facilmente il sost. it. è ancor esso deriv. dal vb. ger., che come, si vedrà, ebbe larga diffusione nel campo rom. Però il Tommasèo crede che sia la stessa cosa che marrone, sorta di castagna, preso nel senso figurato di “cosa grossa come un marrone”, a quel modo che «marchiano» significò “grossolano”. Il che però non spiega per nulla il senso di “errore, sproposito”, che non si svolge necessariamente dal concetto di “grosso”, come si scorge precisamente anche nel caso di «marchiano». Per tutto questo l’etim. ger. ha per sè assai più di verisimiglianza.

Martora, animale selvatico simile alla faina, di colore fra il tanè e il nero e di pregiata pelle (Serdonati,