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spedizioni militari, quale impiegato della città o della corte”, e poscia si fissò in quello di “suprema dignità militare”. Il primo dei due sensi, cioè quello di “carica di corte”. passò anche in Germania al tempo degli Imperatori Sassoni; il secondo a poco a poco soppraffece il primo e diventò esclusivo nel fr. maréchal, che alla sua volta agì poi sull’it. dove passò nella forma di Maresciallo, e sul tm. dove Marschall, maresciallo, a detta del Kluge, si è bensì formato dal mat. marschalc, ma sotto il parziale influsso del fr. maréchal, specie quanto al significato. A una metamorfosi di senso uguale a quella del vocabolo in quistione, andò soggetto anche il mlt. comes stabuli, fr. connétable, donde it. conestabile, che alcuni sostengono essere una imitazione formale e reale di aat. marahscalc: dal signif. modesto di “impiegato sovra le stalle” passò a quella di “sopraintendente di corte”, e s’innalzò infine a quello di “suprema dignità militare”. L’it. marescalco, la cui gran diffusione fa supporre che sia entrato coi Longobardi, conservò il suo umile signif. originario e lo specificò in quello di “ferrator di cavalli” e qualche volta di “medico di cavalli”. Anticamente però ebbe talvolta anche il senso fr. di “guidator d’esercito, maresciallo” (Boccaccio). La forma trentina marascalco è vicinissima all’aat. In ing. non entrò il vocab. ger. V. del resto Maresciallo, mascalcia, mascalzone.

Maresciallo, titolo di suprema dignità militare (Borghini, Segneri). È la riproduzione di maréchal, elaborazione francese di aat. marascalc: viene quindi ad essere forma sorella di marescalco, ma con signif. differente. Quanto al tempo che passò in Italia, si può approssimativamente collocare nel sec. 16.º Infatti nella lingua scritta appare la prima volta nel Borghini, il quale Arm. fam. 73 scrive: «Come si mostra alcuni libri dei Contestaboli e Ammiragli e Marescialli di Francia». Il fatto che i nostri scrittori adottarono la voce francese, mostra che il signif.