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marworf — mascalcia. 323


Redi). I corrispondenti rom. sono: fr. martre, marte, sp. port. marta, prov. mart. L’etim. da l. martes è ormai abbandonata da quasi tutti, perchè quel martes, che ricorre solo una volta presso Marziale, è lezione molto dubbia, elidendosi dai più che si debba leggere mele. D’altra parte la tarda comparsa che fa in it. il nome martora mal si spiegherebbe se avesse origine latina, mentre si capisce assai bene se proviene dalle lingue ger. dove ebbe ed ha una diffusione grandissima e presenta una forma molto più vicina alle forme rom. che l’incerto martes e il * martalus che si suppone da taluno derivato da esso. Perciò il Kluge ammette come certa la provenienza delle voci romanze dal ger., dove troviamo: aat. mardar, mat. marder, mart, tm. Marder d’ug. sig.; ed inoltre anrd. mordr e ags. mearth meard; as. * marthar che si scorge nell’agg. marthriu. Secondo lo stesso Kluge il tema ger. sarebbe martu, da cui got. * marthus * marthuza; e di qui sarebbesi svolto il mlt. martus e i deriv. romanzi. L’ing. marten è da fr. martre. Ger. mártu viene raffrontato a lit. martis, sposa; il che ci fa supporre che il concetto che ha presieduto alla denominazione di questo animale in quelle lingue sia quello di “sposa, donna”, come s’è verificato nel n. gr. νυμιφίτα, sposina, e nell’it. donnola, piccola donna. Il Faulmann crede che mard, tema del nome ger., sia da vb. * mërdan, uccidere, strozzare, annientare, che alla sua volta proverrebbe da vb. * mergan, costringere, opprimere, sopraffare, a cui, secondo lui, spetterebbe anche Mähre, cavallo.

Marworf, gettato a terra da cavallo. È un composto longobardo adoperato in Rotari 30, 373, che non penetrò in it. Risulta da marh, cavallo, e da vb. werfan gettare.

Mascalcia (antiq.), arte del maniscalco, guidalesco (Libr. Mascal.; Din., Masc.; Redi). Riposa con fr. maréchalerie d’ug. sig., sul bl. marescalcia, che fra gli altri significati ebbe anche quello di “ferratura e cura dei ca-