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268 | lam — landa. |
Lam, debole, cascante (dial. piem.). Insieme con prov. lam, vacillante, venne da aat. lam, tm. lahm, debole, storpio, zoppo; afris. lom, lam, fris. laem, loam, ags. lama, anrd. lami, got. lams. Secondo il Kluge il signif. fondamentale dell’agg. ger. è quello di “debole delle membra”; quindi vale lo stesso che l’agg. affine aat. luomi, mat. lüeme, stanco, floscio, e persino “mite”. Ma anrd. lame, ags. lama, ing. lame, as. lamo, ol. lam, zoppo, mostrano che il signif. dominante nel n. at. è antichissimo. L’antico lama, debole, rotto, lascia pensare ad a. sl. lomlja, lomiti, rompere. Il nd. lemia = zoppicare. V. Lemme lemme.
Landa, pianura, prateria, campagna, brughiera (Dante, Uberti). Forme neol. corrispondenti sono: prov. landa, afr. lande, contrada boscosa. Il Diez, seguito dallo Scheler, Thurneysen, Kluge e Mackel, indotto dal genere e dal significato, vorrebbe escludere l’origine di questa parola da ger. land, paese; e preferisce il brett. lann, cespuglio di spine, prateria, plur. lannon. All’incontro il Littrè sostiene che la voce romanza vuole essere riferita a got. land, χώρα, ἀγρός, perchè la storia di essa prova che il suo senso primitivo di “terra incolta, brughiera” corrispondeva sufficientemente a ger. land. A questa ragione del Littrè mi pare potersi aggiungere che anche la diffusione senza paragone maggiore del vocabolo ger. milita a favore della derivazione da quest’ultimo anzichè dal celtico; molto più che il brettone lann solo raramente presenta la forma land. Del resto sì l’uno che l’altro spettano allo stesso ceppo. Il ger. presenta queste forme: got. land, campo, contrada, possesso, patria, aat. lant(t), mat. lant(d), tm. Land; anrd. ags. ing. ol. as. land, paese; e secondo Faulmann ha la rad. stessa dal vb. antiq. lintan [lant luntan], salire, donde s’è formato Klint, punta d’un monte, e che si rannoda a vb. aat. gelingan, tm. gelingen, riuscire. Però questa spiegazione del Faulmann che riposa evidentemente sulla ipotesi che land significasse “terra alta, monte” con-