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148 | foresta. |
vürwen, tergere, pulire. Questo vb. sparì dal tm., e non sembra che abbia alcuna relazione col vb. farben, tingere, colorare, Farbe, colore. Coll’it. forbire, ne derivarono pure prov. forbir, fr. fourbir, ing. furbish, pulire, lisciare. V. anche Furbo. Deriv.: forbitamente, forbitezza, forbitojo, forbitura.
Foresta, terreno incolto e coperto di grandi alberi (Novellino, Dante). Il Grimm 12 416 tentò di derivare questa parola [sp. port. cat. floresta, con evidente mescolanza di flos, fiore; prov. forest, foresta, fr. forêt] dall’aat. foraha, fohra, mat. vohre, tm. Föhre [ags. furh, ing. fir, anrd. furn], pino selvatico, da cui sarebbe venuto il tm. Forst, e da questo le voci rom. Egli si fonda specialmente sul fatto che, l'estensione del senso primitivo di “bosco di pino” a quello di “bosco” in generale si presenta anche nella sl. bor [t. Föhre] “pino” e “bosco”; e nel mat. tan che significò “bosco di abeti” e “bosco” in genere. Ma contro il Grimm il Diez osservò giustamente che la scomparsa dell’h è inesplicabile, e che il suffisso est, ast in tedesco è rarissimo. Perciò egli preferisce il l. foris, foras, fuori, da cui s’era già svolto il forasticus di Placido, “esterno”, e donde provenne anche l’it. forestiero. Su questo modello il bl. formò forestare, mettere di fuori, bandire. Di qui uscì il mlt. forest-is-e-us-um-a; forast-um-a che s’incontra già nel 556 in un docum. del re franco Childeberto I, e che significò da principio “bando, proscrizione” e “terreno su cui era posto un bando”. Indi forestare passò a significare “creare una foresta”, perchè queste proscrizioni s’applicavano principalmente ai boschi dove si trovavano le bestie selvatiche, e dove naturalmente il terreno lasciato incolto a cagione del bando doveva produrre grandi alberi. Questo è, secondo il Diez e il Littrè, lo svolgimento storico per cui da foresta “territorio messo a bando”, si passò a foresta “bosco folto”. Questo ragionamento è certamente acuto e sottile; e difatti lo Scheler,