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158 | furbo — furiere. |
cede dal nome comune Fuchs, volpe, svoltosi dall’aat. fuhs, mat. vuhs; a cui rispondono ol. vos, ags. ing. fox. Il ger. è fohs [fohsu] dove l’s è suffisso del maschile; e perciò manca anche alle antiche formazioni femminili: aat. foha, mat. vohe, got. faúhô, anrd. fóa. L’anrd. fox è usato solo in senso d’“inganno”. La forma femminile Fuchsin s’attiene all’ags. fyxen, ing. vixen. lì got. faúhô da un preger. púkâ lascia apparire una relazione col tm. Vogel, got. fugls, preger. pukló-s come foneticamente possibile, caso che sans. puccha, coda, sia originariamente affine. Perciò la denominazione della “volpe” e dell’“uccello” in t. avrebbero la stessa radice a cagione dell’avere i due animali la coda. Abbiamo trattato con certa ampiezza questa parola perchè il cognome it. Foá sembra lasciare supporre che questo nome comune ger. fosse entrato nella lingua ital., benchè poi andasse perduto.
Furbo, barattiere, scaltro (Lippi, Segneri, Redi). Venne col fr. fourbe dall’aat. furban, furpan, mat. furben, pulire, mondare, perdutosi nel tm.; e da cui s’è visto essere derivato anche it. forbire, prov. forbir, fr. fourbir, lisciare, pulire. Propriamente significherebbe “dall’aspetto pulito”; e quindi si spiega come potesse passare a denotare “colui che inganna altrui sotto belle apparenze”. Con metafora simile il gr. dal vb. τρίβω, strofinare, ha cavato i due nomi επίτριμμα e περίτριμμα uguali nel signif. a furbo. Una derivazione di questa parola dal l. furvus, nero, proposta da taluni, è affatto impossibile per la niuna relazione del senso. Assurda ancora quella del l. fur ladro, da cui l’it. ha tratto furo, furoncello, furtivo, furto, ecc. Infatti donde sarebbe venuto quel b? Deriv.: furbac-chiolo-chione-chiotto; furbaccio; furbamente; furbe-ria-riola; furbesc-amente-o; furbettaccio, furbetto; furbizia, furbone.
Furiere, sotto ufficiale incaricato dei foraggi e dell’approvvigionamento dell’esercito; precursore (Jacopone, Machiavelli). L’it. si formò immediatamente dal fr. four-