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torquato tasso | 411 |
atti e nelle parole copieranno Tito Livio; Goffredo non saprà riconfortar il campo se non colle frasi di Enea; il viaggio traverso al Mediterraneo e coll’Atlantico è ricalcato su quel d’Astolfo nell’Ariosto; dalla scienza cavalleresca dell’età sua stilla la descrizione
Alcuni si presero la briga di accennare le imitazioni fatte dal Tasso, e potrebbe dirsi non v’abbia ottava che ne manchi. Argante ambasciadore contraffà gli atti o le parole di Fabrizio e Pirro in Tito Livio.
Indi il suo manto per lo lembo prese....
Curvollo, e fenne un seno, e il seno sporto,
Così pur anco a ragionar si prese....
Or ti consiglia
Senz’altro indugio, e qual più ti vuoi piglia.
Spiegò quel crudo il seno, e ’l manto scosse,
Ed a guerra mortal, disse, vi sfido,
E ’l disse in atto sì feroce ed empio
Che parve aprir di Giano il chiuso tempio.
Quest’ultima allusione è la più dissonante da una guerra santa. Silio Italico, lib. II, V. 382, già avea verseggiato l’istesso atto; ma Livio, meglio d’entrambi, lo aveva espresso in prosa.
Nell’imitare, il Tasso è spesso infelice. Per darne un esempio, Dante fa dire a Ugolino:
Ambe le mani per dolor mi morsi,
• il Tasso canta che Plutone
Ambo le labbra per furor si morse.
Dipingete i due atti, e riconoscerete la diversità.
Dante dice:
Quando ti gioverà dicere, Io fui;
• il Tasso stempera
Quando ti gioverà narrare altrui
Le novità vedute, e dire, Io fui.
Dove Galileo Galilei, che lasciò manoscritta una critica acerbissima ma arguta, riflette: — Chi vuol conoscere un gusto storpiatissimo, tra gli altri segnali si potria servire di questo, cioè del vedere rubare dagli altri indifferentemente il buono e il cattivo, infallibile argomento che quel tale rubatore si serve solamente dell’autorità di quello a cui ruba, ma per sè non è capace di discernere quello che vale da quello, che non vale; la qual cosa procede da assai maggior debolezza di cervello che non è quella di chi s’inganna nelle sue cose proprie solamente».
E singolare l’udir dal Tasso precelti diametralmente contrarj alla propria pratica. — La magnificenza agevolmente degenera in gonfiezza. Per non incorrere nel vizio del gonfio, schivi il magnifico dicitore certe minute diligenze, come di fare che mem-