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Anno XII. 27 Settembre 1913. Num. 39.


Giornale settimanale per le famiglie

IL BUON CUORE

Organo della SOCIETÀ AMICI DEL BENE

Bollettino dell’Associazione Nazionale per la difesa della fanciullezza abbandonata della Provvidenza Materna, della Provvidenza Baliatica e dell'Opera Pia Catena

E il tesor negato al fasto
Di superbe imbandigioni

Scorra amico all’umil tetto .....

ManzoniLa Risurrezione.

SI PUBBLICA A FAVORE DEI BENEFICATI della Società Amici del bene e dell'Asilo Convitto Infantile dei Ciechi
La nostra carità dev’essere un continuo beneficare, un beneficar tutti senza limite e senza eccezione.
RosminiOpere spirit., pag. 191.

Direzione ed Amministrazione presso la Tipografia Editrice L. F. COGLIATI, Corso Porta Romana, N. 17.




SOMMARIO:


Educazione ed Istruzione. —Per il Palazzo Farnese a Piacenza (continuazione e fine). — Sul limitare della luce.
Religione. —Vangelo della quinta domenica dopo la Decollazione.
La scomparsa dell’Inghilterra.
Beneficenza. —Per un Missionario lombardo in Cina. — Per l’Asilo Convitto Luigi Vitali pei bambini ciechi.
Notiziario. —Necrologio settimanale. — Diario.

Educazione ed Istruzione


Per il palazzo Farnese a Piacenza


Mistificazioni medioevali e brividi romantici - Amore della Storia - Il Museo Gazzola - Salviamo Palazzo Farnese! Dovere di ospitalità! - Archivi al macero - Piacenza e Parma - Le offerte del R. Commissario.

Continuazione del numero 38.



Nella quale pure son già non poche cose pregevolissime: Abbiamo detto degli arazzi, basta ricordare ancora l’Antonello da Messina e il Botticeili. Oggi il pittore Ghittoni, — che con tanto affettuoso amore è il conservatore della Pinacoteca — è obbligato ad occuparsi quasi esclusivamente dell’Istituto di Belle Arti che è nella stessa casa e che con tanto libero spirito e tanta efficacia di risultati egli dirige. Ma domani, a Palazzo Farnese il fascino e la grandiosità dell’ambiente non solo permetteranno ma anche chiederanno al direttore una attività efficacissima.

Ricordava anche il conte Barattieri la collezione di gessi dovuta al conte Lodovico Marazzani Visconti e al Prof. cav. Guidotti, e la necessità urgente di arricchirla con calchi di cose locali che devono essere così almeno conservate, se inesorabili cause continuano a distruggerle.

«Il fregio bellissimo del Palazzo Scotti di Fombio, che va sformandosi per l’azione degli agenti atmosferici, e le stupende terrecotte del Palazzo
Landi da S. Lorenzo dovrebbero da soli bastare a farci non desiderare ma attenuare al più presto questo Museo di calchi». E anche questo museo ― che invece che di calchi potrebbe forse domani essere di fotosculture (riparleremo distesamente di questo mezzo di riproduzione che finalmente sta per entrare davvero, con l’organizzazione di una nuova società milanese, nell’attività pratica) — sarebbe di non poca importanza per il nuovo museo di Palazzo Farnese.

Il conte Barattieri ricordava anche il Museo del Risorgimento e la Biblioteca comunale e il Medagliere che avrebbe potuto entrare, insieme con le collezioni Gazzola di quadri, arazzi, miniature e gessi, e maioliche, e vetri, in Palazzo Farnese. Uscendone così anche un beneficio per l’Istituto tecnico al quale sarebbe restato quel maggiore spazio di sviluppo di cui già allora necessitava.

Ma c’era poi una questione che doveva bastare ad attuare questa iniziativa: la necessità di salvare Palazzo Farnese!

Tutte le città rivendicano alla vita migliore i loro monumenti d’arte. Piacenza ha ancora una caserma in PalazzO Farnese e nella Cittadella.

Le autorità militari hanno rispettato quanto hanno potuto: ma tutto quello che resta ancora non serve altro che a più farci sentire il desiderio che non avvengano più rovine.

Ma che c’è di più. Oltre una questione del Museo, ed una questione di Palazzo Farnese, c’è, a Piacenza, una questione, tutta a sè, della caserma. I soldati — notava il conte Barattieri — sono ora in locali inadatti ed antiigienici: locali che sarebbero ottimi per un Museo ma che intanto sono pessimi per una caserma. Ed è molto semplice dovere di onestà e di decoro cittadino provvedere i soldati di un edificio nuovo ed adatto. Nel 1909 il conte Barattieri ricordava ai suoi concittadini la loro riconoscenza per quello che avevano fatto i soldati due anni prima durante l’inondazione: oggi, a far amare i soldati, ci sono anche gli entusiasmi rinnovati per la nostra guerra. Allora riconoscenza ed entusiasmo non devono essere parole vane, ma devono concretarsi nell’attuar presto questo vecchio dovere indiscutibile di