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Anno XII. 21 Giugno 1913. Num. 25.


Giornale settimanale per le famiglie

IL BUON CUORE

Organo della SOCIETÀ AMICI DEL BENE

Bollettino dell’Associazione Nazionale per la difesa della fanciullezza abbandonata della Provvidenza Materna, della Provvidenza Baliatica e dell'Opera Pia Catena

E il tesor negato al fasto
Di superbe imbandigioni

Scorra amico all’umil tetto .....

ManzoniLa Risurrezione.

SI PUBBLICA A FAVORE DEI BENEFICATI della Società Amici del bene e dell'Asilo Convitto Infantile dei Ciechi
La nostra carità dev’essere un continuo beneficare, un beneficar tutti senza limite e senza eccezione.
RosminiOpere spirit., pag. 191.

Direzione ed Amministrazione presso la Tipografia Editrice L. F. COGLIATI, Corso Porta Romana, N. 17.




SOMMARIO:


Educazione ed Istruzione. —Un conquistatore di Anime, Claudo Maria Colin, (continuaz. e fine). — La dottrina di un filosofo cristiano.
Religione. —Vangelo della sesta domenica dopo Pentecoste.
Gli infortuni sul lavoro fra i nostri emigrati. — Necrologia. — Avviso invito.
Beneficenza. —Per lo sventurato musicista. — Per l’Asilo Convitto Luigi Vitali pei bambini ciechi.
Notiziario. —Necrologio settimanale. — Diario.

Educazione ed Istruzione


UN CONQUISTATORE Dl ANIME


Claudio Maria Colin


(Continuazione del numero precedente)


IV.


I primi fasci d’appunti erano in francese: più tardi ne imprese la redazione in latino; lavorava nella sua solitudine senza febbre e senza rilassamenti; infatti l’istinto a tenersi occupato così non era tanto un moto deliberato della sua volontà, un trasporto interno quasi irresistibile. Egli era convinto, sentiva, con sicurezza cieca che la società era nel volere di Dio e che avverrebbe senza che lui sapesse nè come nè quando, senza che il suo lavoro dovesse forse servire a qualche cosa. Ma quando la sua gioia tanto a lungo contenuta, prorompeva, egli vi si abbandonava con una fiducia che equivaleva a certezza. E un giorno chiamò suo fratello a parte di queste speranze tormentose e tutti e due insieme decisero di sottomettere alla autorità ecclesiastica un programma di fondazione, di cui Giovan Claudio Maria quasi sbigottito, ancora assalito da mille timori, si riteneva piuttosto lo scritturale che l’inventore.

I primi passi non approdarono a nulla: però i vescovi di Grenoble, Puy, Pignerot incoraggiarono e l’abate Colin inviò un primo messaggio a Pio VII, messaggio che rimase senza risposta; un secondo, tre anni dopo, fu assai più fortunato. Infatti un breve
papale del 9 marzo 1822 invitava il giovine vicario a conferire col nunzio di Parigi su questo progetto di fondazione; e circa un anno appresso dopo indugi e lettere, visite, ansie e trepidazioni nascoste il nunzio assentì perchè il manoscritto potesse essere presentato alla approvazione della Santa Sede.

L’onore era così improvviso, così insperato, era tanto superiore alle sue timide speranze che l’abate Colin dovè sentirsi turbato e guardare dubbioso verso questa porta regale che si apriva per lui nel corteo dei fondatori di ordini.

Sì! aveva sperato che un altro sorgesse a fondare la società di Maria e quest’ignoto ora indugiava a venire; ma lui non voleva, non doveva essere che l’annunciatore per rifugiarsi poi subito dopo nel deserto che s’apriva sconfinato dinanzi ai suoi occhi. l. Aveva fede nella voce di Dio che si rivela e ordina, ma gli sarebbe parsa presunzione audace supporre che questa voce risuonasse per lui. Si sentiva come desolato nell’intuire che lo sguardo divino s’era posato su lui quasi per consacrarlo ad un’opera sua. Allora le sue preghiere sospirarono nello sforzo di allontanare una tale insistenza, e con l’anima in angoscia cercava un altro in vece sua, un altro più disposto a dirigere, più ricco di riputazione che assumesse per sè il titolo di iniziatore, lasciando lui nell’ombra col nome già troppo augusto di precursore.

Ricerche sterili: la fuga affannosa dei giorni gli ripeteva chiaramente che Dio esigeva la sua azione, allora’ le sue labbra dissero «si b; prevalendosi sulla volontà che rifuggiva ancora. Era uno smarrimento doloroso dell’animo. L’ora della crisi gli ’strappò lacrime così profonde, così brucianti che egli pianse ogni volta che le ansie di quell’ora gli tornarono in mente. Abbattimenti che lo trascinavano verso il deserto ed entusiasmi che lo esaltavano fin quasi ad accettare il misterioso comando divino... l’illusione di trovare meglio Dio nella solitudine ascetica lo faceva a sua insaputa procedere all’inversa e allontanare dal suo posto d’azione.

Ancora una volta un incidente improvviso lo decise. Una pia dama, che egli incontrò per caso, intuì così mirabilmente il suo stato e con particolari così esatti, che egli si senti quasi rivelato a se stesso