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Il Canzoniere | 263 |
Annoverar le stelle
Dirà di questa le bellezze belle.
V. 5. Umile, basso e piano, impari insomma a tanto argomento. È il ritornello consueto d’ogni volta che in prosa o in rima parla con soverchia modestia del suo stile.
V. 15. Delicata e molle. Espressioni care al Bandello, che gli tornano frequenti sotto la penna; cfr. Canzone CXLIX, v. 20.
V. 19. Superno maestro, Dio.
V.37. Eterna, in un attimo rende eterno. L’uso è dantesco: «M’insegnavate come l’uom s’eterna», Inf., XV, v. 85.
V. 40. I baci, uno dei pochi particolari realistici di tutto il Canzoniere. Si ha la prova che il Bandello frequentava colei che adombrò nel canto sotto il poetico nome di Mencia e potè farle replicatamente l’omaggio devoto del baciamano.
V. 43. Ardenti faci, baci infocati.
V. 51. Polo, consueto paragone, già rilevato in son. XCVII, v. 14, nota.
V. 58. Unghie ben curate con raffinata finitezza. Dunque era la Mencia gentildonna di buon gusto e di squisite eleganze.
V. 71. I pargoletti Amor, sono gli spiritelli amorosi di cui spesso è parola nella lirica delle Origini, e non di rado in questa del Cinquecento.
V. 93. Annoverar le stelle, paragone solito già nel Petrarca e pur qui nel Nostro; cfr. son. XXII, v. 14, nota.
CLXXXIX.
Parla dell’ardor d’amore in cui visse lunghi anni cercando invano di mitigarlo col canto.
Il Bandello ha presenti due famosi sonetti del Petrarca: «Tennemi Amor anni vent’uno ardendo», Canz., CCCLXIV, v. 1; «I’ vo piangendo i miei passati tempi», ivi, CCCLXV, v. 1.
Il grave incendio dov’ardendo i’ vissi
Molti, e molti anni, come volle Amore,
Cercando di smorzar o far minore,
4In mille carte discopersi, e scrissi,