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Il Canzoniere 231

     11Acqueto sì, ch’altro giammai non cheggio.
Oh! chi sapesse dir quanta que’ giri
     Spargon dolcezza dal lor vago seggio,
     14Farebbe a’ duri marmi trar sospiri.


V. 5. Giostra negli occhi, combatte e gioca. Dell’espressione «tra ’l nero e il bianco» già si disse in nota al v. 14 della Canzone XXV.

V. 7. Spiritel, spiritello amoroso.

V. 14. A’ duri marmi, cioè nei cuori più duri, marmorei indurrebbe pietà.


CLXVI.

Egli parte: la Mencia piange. Il poeta ne prova una tristezza mortale.
         Ballata.


Qual meraviglia, o Donna,
     S’al mio da Voi partire
     Di vita i’ volli uscire?
Da’ bei vostr’occhi allora,
     Che son del ciel due stelle,
     Uscir vedeansi fora
     Le lagrime sì belle,
     E non so che da quelle,
     Con certo in Voi desire,
     Ch’io mi sentii morire.


CLXVII.

In lode di Cecilia Gallarana e Bergamina, contessa di San Giovanni in Croce nel Cremonese, a cui è dedicata una novella (I-22) e della quale si fa menzione altrove più volte (I-1, 3, 9, 21; III-26; IV-18). Vantata prima tra le poetesse italiane, è detta la Saffo moderna.


Costei, ch’Italia sovra l’altre onora,
     E delle Tosche rime dàlle il vanto,