Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
132 | Matteo Bandello |
Che da me scevra gode in quella valle
8Ove sul Mencio sta Madonna in giuoco?
Lasso! donne gentili, a che tendete
Vostri lacci, se meco non ho core,
11Nè vita è ciò che viver mi vedete?
Ombra son io: però per quest’errore
Si spieghi al vento, e questa, e quella rete,
14Che qui non può, nè sa legarmi Amore.
V. 3. Il fier, feroce e fiero; è il «dirum Hannibalem» di Orazio, Od., II, 12, v. 2, ripreso poi dal Carducci in Alle fonti del Clitumno, v. 68: «Annibal diro».
V. 9. Donne gentili, come già avvenne a Dante (cfr. Vita Nuova — passim) dopo la morte di Beatrice.
LXXX.
A Napoli. In lode di Beatrice d’Ungheria. A lei sono pure rivolti i sonetti: LXXXI, LXXXVII, LXXXVIII, CXIII, e di lei parla in novelle I-21, I-32.
Del valor vostro ed alta cortesia,
Magnanima, gentil, Real Signora,
Ciò che la Fama va gridando ognora
4Con mille lingue, e fa che noto sia,
Mirabil è; ma certo quel che pria
N’udii a par di quel che si vede ora,
È nulla o poco, e veramente fora
8Qual chi le stelle al sol oppor desìa.
Non soddisfate sol a ciò ch’aspetta
Ogni disir uman da vostra mano,
11Ma prevenite quest’e quel desio.