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120 Matteo Bandello

    Come la lepre si dilegua e fura,
    4Quando si vede dalli can seguire;
Come dinanzi all’aquila sparire
    Alli colombi insegna la natura,
    Come l’anitra vola, nè sicura
    8Tiensi, mentre il falcon la vuol rapire:
Così dinanzi a me presta e leggera
    La Mencia vola, ed ogni studio adopra.
    11Perch’io que’ suoi begli occhi non rimiri.
Ma che poss’io, se dato m’è di sopra,
    Che lei seguendo mi distrugga e pera,
    14Delio dicea con lagrime e sospiri?


V. 1. Suol, per indole naturale.

V. 6. Insegna la natura, per istinto. Orbene, l’inclinazione naturale della Mencia è quella di sottrarsi agli sguardi del poeta. Così già in LVII.

V. 3. Fura, da furare, rubare, e cioè si sottrae.

V. 9. Presta e leggera; cfr. Dante: «Una lonza leggera e presta molto», Inf., I, 32.

V. 12. Di sopra, dal cielo, dalla sorte; cfr. XXVI, v. 10.


LXVI.

Nuove lodi per le bellezze fisiche e morali della Mencia.


Donna, chi Voi con occhio sano mira,
    E le vostre bellezze a parte a parte
    Contempla intentamente in ogni parte,
    4Vede beltà suprema, sola e mira.
Quindi la fronte a dir di Voi lo tira,
    Lo lega il biondo crin negletto ad arte,
    L’accendon que’ begli occhi, ove comparte