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la serena ignoranza 47

Si chiamava Elena Barchi e disse di appartenere a distintissima famiglia. Difatti aveva due belle mani molto curate ed un volto pallido e fine chiuso fra bande ondulate di capelli neri. Si consultò brevemente col marchese Emanuele che assisteva alla lezione e decise di incominciare subito con qualche nozione di letteratura.

— Senza risalire alle origini della lingua, — ella disse rivolgendosi con un sorriso alla sua allieva che ascoltava tutta confusa, — ci fermeremo al trecento e parleremo oggi di Dante: il Dante giovanile della Vita Nuova più accessibile e più umano di quello della Divina Commedia....

O voi che per la via d’Amor passate.... — mormorò il marchese risovvenendosi dei suoi lontani anni liceali.

Attendete e guardate, — proseguì Elena Barchi volgendogli un lungo sguardo, — s’egli è dolore alcun, quanto il mio, grave.

Luce li osservava intimidita, senza comprendere, sbattendo le palpebre come una bambina che lotti col pianto e quando, dopo un’ora e mezzo di dotta conversazione, la sua maestra s’alzò per andarsene, ella sospirò quasi per liberare il suo cuore dal peso dell’angoscia ed attese il momento di trovarsi sola con suo marito per stringersi a lui ed essere un poco confortata. Ma Emanuele guardò l’orologio e disse: