Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
171 |
CAPITOLO XXI
Osservazioni sulla formazione de’ tempi
nelle conjugazioni.
§ 1. Nel formare i tempi di un verbo è costume partire dall’infinito, modo che si riguarda, come dicemmo, qual tipo dell’intera conjugazione. Il radicale dell’infinito (cioè tutte quelle lettere che precedono la flessione -áre, -ere, -íre) per regola generale si conserva sempre immutato, come abbiamo veduto nello schema del verbo. Pur nondimeno vi sono dei casi che richiedono molta avvertenza per non errare, e che ora indicheremo, pigliando per esempio anche verbi che in alcuni de’ loro tempi non sono regolari.
§ 2. Prima conjugazione. Quando la flessione -áre dell’infinito sia preceduta immediatamente da c o g, quella c e quella g conservano per tutta la conjugazione lo stesso suono gutturale o palatale (vedi P. I, cap. iv, §§ 3 e 5) che avevano nell’infinito. Bisogna quindi avvertire di rafforzare con h davanti ad e od i le gutturali affinchè non mutino il loro suono; e, per la stessa ragione, di conservare i nelle palatali davanti ad a ed o, togliendola poi davanti ad altra i o ad e per cui cominci la flessione. P. es. da manc-áre si formano io mánco, tu mánchi, égli mánca, nói manchiámo, io mancherèi. Al contrario da baciáre (dove ci equi-