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i pronomi personali puri | 119 |
§ 3. Davanti a lóro si omettono spesso le preposizioni a e di: p. es. parlái lóro; i discórsi lóro. Sarebbe errore dire le di lóro còse.
In verso si trova lúi per a lúi: p. es. Io díssi lúi: quánto posso ven prèco (Dante, Inf., xv).
§ 4. Io, tu, égli, églino, élleno si adoperano per indicare il soggetto (vedi cap. prec., § 5): mé, té, lúi, lèi, lóro per indicare l’oggetto, o il termine dopo preposizioni; p. es. ío ámo té; tu abòrri mé; ío vádo con lóro: si usano pure dopo gli avverbii comparativi cóme, quánto e simili p. es. rícco cóme té; o quando sono attributi: p. es. ío nón sóno lúi: élla paréva té: tu sèi credúta lèi. In preposizione interrogativa, quando il pronome personale non deve troppo avvertirsi si mette sempre dopo il verbo; p. es. che di’ tu? che fa égli? Anticamente tu si attaccò ad alcune seconde persone singolari; p. es. ci fostù = ci fósti tu? che avestù di buòno?
Nondimeno lúi, lèi e lóro possono talvolta usarsi come soggetti quando il pronome debba esser messo in maggior rilievo, specialmente se posposti al verbo (senza interrogazione): p. es. lo dice lúi, nón ío; lèi è rícca, ed ío pòvero; ecc. éllo, élla, élle, élli in verso o in rima possono usarsi anche come termine, dopo preposizione.
Ugo da San Vittore è qui con elli.
(Dante, Parad., xii, 133).
§ 5. Al pronome di terza persona si riferisce il pronome riflessivo che indica il ripiegarsi di una persona o cosa su sè medesima: quindi esso ha sempre significato oggettivo di termine, mai di soggetto:
masch. e femm. | sé. | |
sing. e plur. |