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del pronome in generale 117



§ 3. I pronomi di persona non si accompagnano col respettivo nome, anzi ne fanno le veci. P. es. áltri vale áltra persóna; quésti vale quest’uòmo: costúi, costèi valgono cotést’uòmo, cotésta dònna. Al contrario i pronomi di cosa o si accompagnano col nome (e talvolta con un pronome personale), o lo sottintendono. P. es. quésto líbro, quel palázzo; ío stésso; égli medésimo; non vòglio quésto cíbo; dámmi cotésto. Quindi i pronomi di persona hanno valore di sostantivi, i pronomi di cosa sono aggettivi, benchè spesso vengano usati anch’essi come sostantivi.


§ 4. I pronomi di cosa si adoperano spessissimo nel maschile singolare come sostantivi, per indicare un concetto indeterminato ed astratto: p. es. quésto, quèllo, ecc. invece di quésta còsa o quéste còse, ecc. il mío invece di le míe còse; il medésimo invece di la medésima còsa; il ché invece di la qual còsa, ecc. áltro invece di áltra còsa, ecc. Ciò ha sempre questo significato.


§ 5. I pronomi personali distinguono talvolta colla terminazione diversa la posizione di soggetto da quella di oggetto nel discorso; vale a dire distinguono la persona che regge il verbo, da quella che gli fa da oggetto o da termine. P. e. io è diverso da me; tu da te; égli da lúi, tanto nella forma che nel significato; e le preposizioni non possono costruirsi che colla forma oggettiva; p. es. da me, da te, da lui, e non già da ío, ecc.


§ 6. I pronomi si possono dividere nelle seguenti classi: Personali puri — Possessivi — Dimostrativi, tanto determinati quanto indeterminati — Quantitativi — Relativi. Parleremo ordinatamente di ciascuna classe.

I pronomi capaci di troncamento, quando sono usati come aggettivi si troncano sempre davanti ad un nome (sing. e plur.) che non cominci per vocale o per s impura; e quelli capaci di elisione si elidono sempre davanti ad un nome che cominci per vocale, colle regole date alla Parte I, cap. xi, § 4 e segg.