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ii prefazione.

quali non ebbero che una sola edizione nel 1797;1 tanto fu rapida la dimenticanza, in cui presso gli Italiani cadde dal principio del secolo in poi il nome di Carlo Gozzi, che pure era stato famoso pochi anni innanzi e oggetto delle più vive e passionate polemiche letterarie. Senza entrare ora a dire del valore intrinseco delle Opere di Carlo Gozzi, e guardando il fatto unicamente sotto l’aspetto storico, basta, mi sembra, ripensare quali tradizioni letterarie i maggiori scrittori Italiani si studiassero di riannodare nei primi anni del secolo presente, dal Monti e dal Foscolo al Leopardi e al Giordani, e fino a che, in opposizione alla filosofia e allo spirito del secolo XVIII, sorse la scuola dei Romantici, per farsi ragione dell’obblio, che coprì il nome del Gozzi. E neppure i Romantici si porsero in Italia favorevoli a lui, per amore, non foss’altro, della capricciosa e ardita libertà dei suoi lavori drammatici. Appena qualcuno dei minori se ne ricordò, e più per far eco ai Romantici stranieri, grandi ammiratori di Carlo Gozzi, di quello che per riappiccare ad esso le nuove dottrine letterarie, pretendenti a rinnovare tradizioni nazionali ben più alte e solenni, che non la piccola e passeggera gloria del Conte Veneziano. Ripubblicando ora le dieci Fiabe teatrali del Gozzi,

  1. Memorie Inutili della Vita di Carlo Gozzi, scritte da lui medesimo e pubblicate per umiltà. — Volumi tre. — In Venezia, Stamperia Palese, 1797.