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rono le Memorie (P. II, c. 21) e la Premessa all’Impostore (Ed. Paper, voil. VII). Vi aveva dato occasione, narra il G., la morte dell’Angeleri, avvenuta tra le quinte del Teatro Ducale di Milano durante una recita (Paglicci Brozzi. Il r. duc. Tea. di Mil. n. sec. XVIII. Mil. Ricordi, 1893-94, p. 77). e ne fu forse ragione più forte il lavoro eccessivo di composizione e pubblicazione, cui si sobbarcava allora il Nostro. Di questa malattia egli trasse partito pel suo teatro scrivendo il Medico olandese, nel quale, oltre al famosissimo Boerhaave (Mem. P. II, c. 31 ), è lecito forse vedere, anche per qualche affinità ne’ nomi (Bainer, Baronio), lo stesso dottore (V. Premessa) che con tanto buon esito l’aveva curato, seguendo press’a poco i metodi del suo celebre confratello d’Olanda (Mem. P. II, c. 22 , 31 ).
A ciò che del co. modenese Giovanni Colombo si legge nella dedicatoria, si può aggiungere ch’egli dopo trent’anni d’impieghi onorevolmente sostenuti a Venezia e fuori (era stato Residente per la Serenissima a Torino, e a Milano) il 17 dicembre 1765 fu eletto a pieni voti Cancellier Grande (Cfr. Componimenti poetici in occasione del glorioso ingresso di S. E. il sig. C. G. cav. a Canc. Grande. Venezia, Garbo, 1766). «L’illustre dama», traduttrice del Destouches, è la duchessa Maria Vittoria Serbelloni, ben nota agli studiosi della letteratura settecentesca per i rapporti suoi col Parini e con altri scrittori lombardi (Carducci, Opere, vol. XIV. p. 20 sgg.). Col riserbo a lui consueto il G. qui non ne fa il nome, perchè la traduzione (Il Tea. comico del sig. Destouches dell’Acc. franc., novellamente in nostra favella trasportato. Mil., Agnelli, 1754), fatta per suggerimento di Pietro Verri (L. Ferrari. “Del Caffè„ period. milan. del sec. XVIII, Pisa Nistri, 1899, pp. 12, 13), era uscita anonima. A lei il G. dedicò tre anni dopo la Sposa persiana e pure nel 1757 alcuni versi per nozze Ottoboni — Zulian (Spinelli, Gli amici del G. a Mil. in Misc. del Teatro Manzoni, 1907, p. 26 e Bibliografia goldoniana, p. 234).
E. M.
Questa commedia fu stampata la prima volta nel t. VIII dell’ed. Paperini di Firenze che porta la data del 1754, ma uscì nella primavera del 1755: e subito dopo a Pesaro (Gavelli, VIII, falsam. ’54), a Bologna (Corciolani, X, ’55), a Torino (Fantino e Olzatl, X, ’57). Altre ristampe si ebbero a Torino (Guibert e Orgeas, XI, ’73), a Venezia (Savioli, X, ’75; e Zatta, ci. 2.a, t. X, ’91), a Livorno (Masi), a Lucca (Bonsignori) e altrove nel Settecento. Non si ritrova nelle edd. Bettinelli e Pasquali di Venezia. — La ristampa presente seguì il testo più curato dell’ed. Paperini: ma valgono anche per questa le osservazioni già fatte per le commedie precedenti.