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libro primo - capitolo sesto 129


vivere appartato colla muraglia che la cinge da tramontana. Le mura e i valli segregativi delle nazioni spesseggiavano nell’antico Levante, come attestano le reliquie o le memorie di quelli che fronteggiavano la Mesopotamia, l’Assiria, la Persia, l’Egitto, e ancor si vede nei ruderi di Derbenda, imitati da Adriano e Settimio Severo nell’Inghilterra. Ripiego adattato a quei secoli barbari, ma argomento della loro ferocia; onde piú umanamente Alessandro e Cesare sostituirono alle mura i commerci, i maritaggi e le comuni cittadinanze delle stirpi1. Meglio provvide la natura, che stabilí per confini i monti, ma li divise colle gole e colle valli, che gli antichi chiamavano «le porte delle nazioni». E benché abbia creati i mari ed i fiumi, ella suggerí all’ingegno nascente l’industria dei ponti, onde nacque il nome sacro e conciliativo di «pontefice»2; e all’ingegno adulto la nautica, che fa della marina un veicolo universale. Perciò l’elemento dell’acqua, che in origine disgiunge i popoli, in progresso di tempo e di civiltá gli riunisce col vincolo dei viaggi e dei traffichi. Come si vede nell’interno della Cina, che per le molte correnti diramate e alveolate è quasi un’immensa Venezia e una continua Polipotamia, e il commercio vi si pratica piú per acqua che per terra, se dobbiam credere agli antichi peregrinatori. Tanto che l’oceano che Orazio chiamava «dissociabile»3 e il mare a cui Catullo dava il nome di «rozzo»4, cioè non praticato e quasi vergine, saranno un giorno il legame piú stretto e civile dei popoli, verificando appieno la parola di Plutarco, che «l’acqua del mare è come un carro da condurre per ogni dove»5.

L’ individuo e il genere umano sono i due capi della catena sociale, da cui mediante gli anelli interposti scaturiscono le

  1. Plut., De fort. Alex.
  2. Varr., De ling. lat., iv, 15; Dion. Halic., 2; Plut., Vit. Num., 8.
  3. Od., 1, 3, 21.
  4. «Rudis Amphitrite» (lxiv, ii).
  5. Nell’opuscolo Come si possa cavar profitto dai nemici. Francesco Rabelais rideva dei «chemins qui cheminent» e dei «chemins mouvans» (Pantagruel, v, 26); ma Biagio Pascal trova che «les rivières sont des chemins qui marchent et qui portent oú l'on veut aller» (Vinet, Études sur Blaise Pascal, Paris, 1848, p. 123).
V. Gioberti, Del rinnovamento civile d’Italia - i. 9