Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
Ost. Tutto dirò, ma taci.
Gli ordin, che in Roma arbitri son del Fato,
L’Equestre, il Militar, ed il Togato,
Non contrastano il serto a Adramiteno.
Ch’ei sia l’amor di Roma, e la delizia,
Nessun l’osa negare.
Già l’ordine Togato, e il Militare
Gli dieron le divise dell’Impero:
Nè si cura da lor, se i dì di pace
Voglia goder con Elvia Matrona,
Oppur con una Ninfa d’Elicona;
Che alfin fu alzata al Trono degli Dei
Venere nata da men giuste nozze,
Figlia del mare infido,
E madre incestuosa di Cupido;
Pallade, che è nemica d’Imenei;
Cerere, che fu già vil pastorella;
E Minerva, che uscì per le cervella.
Che più? Sonora qui da’ nostri un Bacco,
Che fu sempre ubbriacco.
E negherassi ad una Ninfa onesta,
Ch’è d’un gran Duce l’idolo, e l’amore,
D’Adramitena Augusta il mortal nome?
Oh Romani, Romani,
La grandezza dove è del vostro cuore?
Così dal rostro peroravan forte
Il Consol Ezio, ed il Tribun di Corte.
L’Ordine Equestre poi 34,
Che degli altri è inferiore,
Negli Imenei non vuol si mischj Amore,
Salyo, che v’entri a titolo oneroso 35.