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alimenti, sebbene il liquido glieli possa somministrare senza bisogno d’un continuo allungamento.
Finalmente, nessuna pianta può vegetare convenientemente fuori di terra, sebbene posta entro soluzioni contenenti tutte le necessarie sostanze, mentre all’incontro può vivere, come abbiamo veduto al § 13, fra i crepacci delle rocce, delle muraglie, fra i ciottoli e sui tetti, cui è tenacemente abbarbicata colle estreme radici, e dove qualunque soluzione è impossibile o ben difficile. Anzi, nelle condizioni nelle quali le soluzioni ed il loro assorbimento riescono più facili ed abbondanti, come negli anni piovosi o quando s’irrighi fortemente, i prodotti scemano di quantità e di qualità, ed invece di migliorare o di aumentare, non hassi che uno sviluppo di steli e foglie, il tutto esile, allungato, abbondantissimo d’acqua e scarsissimo di materiali inorganici (vedi anche § 25).
Non è forse vero che, se le soluzioni bastassero alla nutrizione delle piante, coll’applicazione dei concimi liquidi, potrebbesi in qualunque terreno aumentare all’infinito la produzione. Perchè dunque questa produzione ha piuttosto un limite nella diversa qualità minerale del terreno? La semina fitta, se le soluzioni bastassero, non sarebbe un errore, ma piuttosto un motivo di maggiormente abbondare in concimi ben scomposti o liquidi: eppure questo rimedio sarebbe peggiore del male, perchè i concimi liquidi meglio favoriscono la produzione erbacea, che non quella dell’amido, detto zucchero, ecc. Perchè l’applicazione smodata dei concimi liquidi obbliga dopo un certo tempo ad una abbondante concimazione con materiali solidi? Non è forse un proverbio di lunga esperienza il detto che il concime liquido snerva il terreno? In Lombardia questo fatto è notissimo, antichissimo essendo l’uso de’ concimi liquidi raccolti in apposite vasche presso le stalle; ed estesissima essendo l’irrigazione fatta colle