L’animò poscia l’occhi-glauca Palla,
E l’adornò di bianca vesta un velo
Di fine lavorio dal capo ai piedi
Le stese, e quella ne tenea le fimbrie,
Maraviglia a veder! colle sue mani.15
Di rugiadosi fior leggiadro serto
Le compose sul capo, e il crin le cinse
D’aurea corona, che il divino Storpio
Di sue mani, gradendo al sommo Giove,
Industremente lavorò. Vi sculse
Molt’ingegnosi fregi, opra stupenda!
Molte fra quante i continenti e i mari
Nutrono belve vi scolpì la grazia
Nè spirava da lungi, e detto avresti,
Mirabil cosa! ch’avean spirto e voce.
Fatto un malanno tal, bello in sembiante,
Del bene avuto in pena,16 egli l’addusse
Ridente delle grazie, onde vestilla
Del Dio dei nembi l’occhi-glauca figlia,
Ov’eran Divi e umani. E alto stupore
Divi e umani colpì, come quel mostro
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