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una corrente diversa di tradizioni. Era naturale che siffatti mostri venissero imaginati più o meno deformi, con più o meno teste, presso i vari popoli. Il Ravano del Ramájana è un mostro di dieci teste e venti braccia, e fa riscontro con altri mostri di Grecia, simili quasi in tutto, tranne il numero delle teste e quindi delle braccia. Dal verso 771 del testo il Göttling vorrebbe rilevare che il poeta dà all’incontro a Cerbero una sola testa. Vorrei far notare al valente filologo, che usandosi spesso anche nel numero duale la parola su cui egli fonda il suo giudizio, cioè amphotéroisi, può il poeta aver usato a posta il plurale per indicar le due orecchie di ciascuna delle teste.

11 Questo concetto ci porta ad epoca immemorabile, in cui la pirateria, il furto d’ogni fatta, era considerato un’onesta industria, e il solo fatto dell’occupazione dell’altrui implicava il diritto.

12 Questo mito fu comparato con molto acume ad un somigliante del ciclo vedico dal De-Gubernatis: vedi Piccola Enciclop. Indiana alla parola Indra, p. 141.

13 È il sasso Delfico, di cui, fra altri, fa menzione Pausania, X, 24.

14 Mecone è la stessa città che Sicione. Questo mito, come ben nota il Göttling, ci porta al tempo, in cui il culto dei numi olimpici entrò nel Peloponneso.

15 Pandora (traduco dal latino del Göttling) tenea colle