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patria di Ferecide; ora Sira. — Deriv.: Sȳrĭus, a, um (Σύριος), nativo di Siro.

Syrtĭcus, a, um, V. Syrtis.

Syrtis, tis e tĭdos, acc. tim, f. (Σύρτις), Sirte, banco di sabbia nel mare, partic. sulla costa dell’Africa, e precis. Syrtis major, presso la Cirenaica; oggi Sidra, e Syrtis minor, presso la Bizacene, ora Cabes, a) propr., Sall. Jug. 78, 1 e sgg. Liv. 29, 33, 8. Liv. 2, 9, 33. b) trasl., Syrtes, regione sabbiosa sulla costa, dirimpetto alle Sirti, Hor. carm. 1, 22, 5. c) meton., Syrtis patrimonii, come espressione meno buona per scopulus patrimonii in Cic. de or. 3, 163. — Deriv.: Syrtĭcus, a, um (Συρτικός), delle Sirti, Sen. ed a.

Sy̆rus, a, um, V. Syri.


T


T, t, diciannovesima lettera dell’alfabeto latino, corrispondente al greco Τ (ταῦ), ma chiamata brevemente Te. — Come abbreviazione T. indica il prenome Titus, ma in sottoscrizioni degli antichi senatoconsulti significava tribunus plebis (V. Valerio Massimo. 2, 2, 7): inoltre Ti. il prenome Tiberius.

tăbella, ae, f. (dimin. di tabula), I) piccola tavola, tabella, tavoletta, Plin.: liminis, Catull. II) meton.: 1) conca, in cui erano stati esposti Romolo e Remo, Ov. fast. 2, 408. 2) ventaglio, Ov. am. 3, 2, 38. 3) tavoliere, Ov. art. am. 3, 365 e trist. 2, 481. 4) quadro, pittura, Cic. ed a. 5) tavoletta da scrivere, abiegnae, Ov.: litteras (lettere dell’alfabeto) tabellae quam optime insculpere, Quint. Meton. (al plur. quando sono più fogli), a) == scritto, lettera, letterina, biglietto, tabellae laureatae, annunzio della vittoria, Liv.: video mitti recipique tabellas, Ov.: tabellas proferri jussimus, Cic. b) == documento (lettera), contratto, protocollo, registro, atto (carta), tabellae emptionis, lettera, contratto di compra, Sen. rhet.: tabellae quaestionis, registro delle deposizioni criminali, Cic.: tabellis dotis, scrittura matrimoniale, Suet.: tabellis obsignatis agis mecum, con scritture legittime e irrefragabili, Cic.: signatis tabellis publicis, carte pubbliche che stanno negli archivi, Liv. 6) tavolette, che per riconoscenza d’essere stati salvati, s’appendevano in un tempio, tavoletta votiva, Tibull. ed Ov. 7) tavoletta per votare, a) nei comizi, per l’elezione d’un magistrato (nel qual caso l’elettore scriveva sulla tavoletta il nome del candidato da lui scelto), o per decidere intorno all’accettazione d’una legge presentata (nel qual caso chi votava riceveva due tavolette, l’una coll’iscrizione di assenso U.R., cioè uti rogas, come tu proponi; l’altra coll’iscrizione di rifiuto A., cioè antiquo, lascio le cose come anticamente), V. Cic. Pis. 3 e 96. Cic. Phil. 11, 19. b) nei tribunali (ove ogni giudice per dare il suo voto riceveva tre tavolette, l’una colla sigla di assoluzione A., cioè absolvo, la seconda colla sigla di condanna C., cioè condemno, la terza colla sigla che suspendeva la sentenza N.L., cioè non liquet), tabella judicialis, Cic.: tabellam dare judicibus de alqo, Cic.: tabellam dimittere (consegnare, quindi «sentenziare»), Sen.

tăbellārĭus, a, um (tabella), I) appartenente alle lettere, da lettera, navis, nave d’avviso, Sen. ep. 77, 1. Più spesso sost., tabellarius, ii, m., portalettere, Cic. ed a. II) appartenente alle tavolette per il voto, concernente il votare (nei comizi), lex, che erano in numero di quattro: Gabinia, Cassia, Caelia, Papiria, V. Cic. de legg. 3, 35.

tābĕo, ēre (cfr. il dorico τάκω == τήκω), I) liquefarsi, struggersi, imputridire, sparire, Lucr.: corpora tabent, Cic. II) trasl., grondare di q.c., artus sale (d’acqua del mare) tabentes, Verg.: genae tabentes, bagnate di lacrime, Verg.

tăberna, ae, f., tugurio, bottega, I) come abitazione, pauperum tabernae, Hor. carm. 1, 4, 13; così pure Hor. art. poët. 229. II) come luogo d’affari per mercanti, albergatori, artefici, bottega, officina, taberna libraria, Cic., e sempl. taberna, Hor., libreria: tonsoris, Hor.: sutrina, Tac.: argentaria, bottega da cambista, banco. Liv.: meritoria, albergo, osteria, taverna, Valerio Massimo.: in tabernam devertere, osteria, Cic.: concursare circum tabernas, Cic. III) porticato nel circo per comodità degli spettatori, Cic. Mur. 73. IV) come nom. propr., Tres Tabernae, località sulla Via Appia, vicino ad Ulubrae e a Forum Appii, Cic. ad Att. 1, 13, 1 ed altr.

tăbernācŭlum, i, n. (taberna), ciò che è disposto a taberna, I) in gen., capanna, baracca, tenda, padiglione, Cic., Caes. ed a.: regium, Liv.: militare, Cic.: qui in una philosophia quasi tabernaculum vitae suae collocarunt, Cic. de or. 3, 77. II) partic., nel linguaggio religioso, luogo scelto dall’augure fuori della città per osservare gli auspici prima che si tenessero i comizi, tabernacolo, capere tabernaculum, prendere, scegliere il tabernacolo, recte, rettamente, secondo prescrivono i riti, vitio, non convenientemente, Cic. e Liv.

tăbernārĭus, ĭi, m. (taberna), tavernaio, bottegaio, Cic. Flacc. 18. Cael. in Cic. ep. 8, 6, 4.

tăbernŭla, ae, f. (dimin. di taberna), piccola bottega, piccola taverna, botteguccia, Suet. ed a.

tābēs, is, f. (tabeo), I) il perdersi a poco a poco d’una cosa per fusione, putrefazione, malattia, ecc., liquefazione, putrefazione, putredine, decomposizione, sparizione, 1) in gen.: nivis, Sen.: tabes cadavera absumebat, Liv.: oculorum tabe notus, noto per aver perduto

Georges-Calonghi, Dizionario latino-italiano. 83