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220 DELLA CONDIZIONE GIURIDICA

confutazioni rispondevano siffattamente al comune sentire di quei tempi, che non pochi di quei misogini ritrattarono le ingiurie dette contro il femmineo sesso; di tal numero furono il Passi, ed Ercole Tasso1, il primo dei quali volle anche

    fatta sul serio, ma al solo scopo di mettere in canzonatura il metodo di argomentazione dei Sociniani, dicendosi nello stesso paragrafo I: cum eo modo ex sacris literis probare possim, mulierem non esse hominem, quo illi probant Christum non esse Deum. Per l'autore, Maria Vergine sola fu donna appartenente alla specie umana, ma per eccezione. Fra di altri argomenti sono notevoli i seguenti: la donna non essere detta uomo in nessun passo della Scrittura (§ IV), l'uomo, non la donna, essere stato creato ad immagine di Dio (§ XIII); se Eva fosse stata uomo, due uomini sarebbero stati creati e quindi due redentori sarebbero bisognati (§ XIV); Adamo fu costituito signore degli animali, epperò Eva, pure a lui soggetta avere appartenuto alla categoria degli animali (§ XV); Cristo non aver risposto alle domande della Cananea, dicendo non doversi togliere il pane ai figli per darlo ai cani (§ XXII); le donne dell'antico Testamento essere state lodate per fatti iniqui, disonorevoli per l'uomo; le donne non doversi battezzare perchè il battesimo sottentrò alla circoncisione; le donne essere per legge escluse da molti diritti degli uomini (§ XXIX). — Rispose all'Acidalius un Samuele Geddike pastore magdeburghese, e le due scritture furono pubblicate all'Aja nel 1644 col titolo: Disputatio perjucunda qua anonymus probare nititur mulicres homines non esse: cui apposita est Simonis Geddici: defensio sexus muliébris. — Egli è però anche vero che il più antico lodatore italiano del sesso femminile, Giovanni Boccaccio, prima di scrivere l'opera: Delle donne illustri aveva vituperato il sesso femminile nel Corbaccio, e nel Labirinto d'amore, «mosso, come egli medesimo racconta, da sdegno e da una acerbissima afflitione».

  1. Quanto al Passi, v. Bronzino, op. cit., sett 1a, giorn. 5a, p. 52. Ma il titolo della seconda sua opera il Bronzino non dà; pare che fosse: Dei difetti degli uomini, a giudicare dal madrigale di una «bella, valorosa, benigna» Manfredi di Ravenna, riferito dal Bronzino (ib.). Ercole Tasso fece la sua ritrattazione nella chiusa del terzo libro delle sue poesie (ib., p. 50). — Anche Alessandro Piccolomini, di cui accennai sopra (p. 59) in una Oratione in lode della donna, ebbe più tardi a ritrattare nella sua Istituzione morale (lib. X) un suo Dialogo, dove si ragiona della bella creanza delle donne, scrittura immorale, in cui fra le altre arti d'amore si insegna alle mogli ad ingannare i mariti. Basi citarne queste parole di madama Raffaella ad una maritata: «La donna s'ha da portare in modo ch'egli (il marito) sel pensi (cioè di essere solo amato dalla moglie), e sel dia ad intendere che sia così, ma nel cuor poi l'animo sia allogato dove egli ha molto meglio; con li mariti basta fingere di amarli, e questo gli basta a loro». Il dialogo venne ristampato nel 1750 con falsa data di Londra, senza nome di autore. — Come non feci cenno nel testo del succitato libro del Piccolomini, così pure non ne feci del Convito di Gio. Batt. Modio, ovvero Del peso della moglie, dove ragionando si conchiude che non può donna disonesta far ver-