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introduzione | i3 |
avere i concetti larghi di lá da quello che si possa ragionevolmente conseguire: per l’uomo di senno è indizio questo di poca forza; perché tanto lavora piú l’immaginazione, quanto il corpo è piú debole; tanto sono i desiderii piú vivaci e meno limitati, quanto minore è la speranza di darvi effetto.
E quello che è degl’individui è ancora de’ popoli. Il popolo che ha saputo fare piú grandi cose e lasciare vestigi immortali di forza d’animo e di corpo, fu il popolo piú positivo della terra, il meno tormentato dalla terribile malattia dell’ideale, fu il popolo romano. E oggi il popolo piú forte e perciò il meno contemplativo, il meno braminico, il meno idealista, è il popolo americano. La razza autrice del motto: «il tempo è moneta», sente che un minuto dato al rêve è un minuto tolto all’azione; e non fantastica, ma opera.
Insisto, perché è questa la gran malattia da cui si dovrebbe guarire l’Italia. E lo può, perché non le è ingenita. Il paese di Scipione e di Cesare, di Dante e Machiavelli, ha da natura la chiarezza dell’obbiettivo, perché ha la forza di attuarlo. Anche oggi, nel piú fiero imperversare del male, vediamo i due nostri maggiori poeti, Leopardi e Manzoni, immuni da questa lebbra, rivelatisi italiani nella perfetta luciditá e concretezza de’ loro concetti e delle loro immagini.
Quando queste teorie si affacciavano tra noi, trovavano la materia ben disposta. Il paese era diviso, umiliato, sgovernato; il pensiero nazionale, ricacciato al di dentro, senza modo possibile di manifestazione, altro che settaria, allusiva, a doppio senso, convenzionale, gesuiteria e ipocrisia dei tempi: onde l’incredibile interpretazione data dal Rossetti, settario, della Divina Commedia e di altri lavori dei nostri antichi. Respinto violentemente il pensiero in sé stesso, e mancatogli il sano nutrimento della vita attiva, e costretto a cibarsi la sua propria sostanza, ammalava: e la malattia fu alzata a teoria, e fu chiamata l’ideale.
Il pensiero, che lavora sopra sé stesso, fa come uomo ridotto in solitudine e segregato dai viventi. Manca l’azione e supplisce il rêve, manca il mondo materiale e succede un mondo