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giudizio di gervinus sopra alfieri e foscolo i9i


L’educazione era stata classica da secoli. Il nostro ideale era Roma e Grecia; i nostri eroi Bruto e Catone; i nostri libri Livio, Tacito e Plutarco. E se questo in tutta Europa, quanto piú in Italia, dove questa storia poteva chiamarsi domestica, cosa nostra, parte delle nostre tradizioni, viva ancora agli occhi nelle cittá e ne’ monumenti? Onde da Dante al Machiavelli, dal Machiavelli al Metastasio la nostra tradizione classica non fu mai interrotta. Questo ideale, senza alcun riscontro con la realtá, senza possibile applicazione, era rimaso un ideale da scuola, accademico ed arcadico; e le austere sentenze dell’antichitá, che il Metastasio avea raccolte, quasi codice poetico, in molli ariette canticchiate, gorgheggiate dalle reggie fino alle officine, valevano quello stesso che le massime del Vangelo: si ammiravano e non si ubbidivano; era una perfezione astratta, tenuta superiore all’umanitá e rimasa un ozioso concetto, un ente di ragione. Nella dissoluzione sociale del passato secolo, tutto sparve fuorché quello ideale. Anzi in quel primo entusiasmo, quando gli animi vagheggiavano fidenti l’ultima perfezione, esso dalle scuole passò nella vita, dominò le fantasie, infiammò le volontá; tutto allora sembrava possibile, tutti credettero di poterlo effettuare. Si operò e si mori romanamente. In America le nuove cittá presero nomi greci e romani; in Francia gli uomini si ribattezzarono Bruti, Fabrizii e Catoni; si giunse fino alla pedanteria, fino al grottesco.

Sotto l’aspetto ridicolo ci era però qualche cosa di ben serio: il ridicolo è ito via, il serio è rimasto. La rivoluzione, quantunque generale ne’ suoi principii, fu fatta dalle classi colte, da loro e per loro. Trassero a sé degli aristocratici, ma non l’aristocrazia, de’ principi, ma non il principato, de’ popolani, ma non la plebe. A poco a poco si va allargando, e si fa popolare.

La letteratura dunque non poteva essere allora e non fu popolare. Ella fu ad immagine di quelle classi, nelle quali a quel tempo erasi concentrata la vita intellettuale. La rivoluzione parlò col linguaggio di quelle classi, col linguaggio delle scuole. Pompose sentenze. Citazioni e paragoni greci e romani. Figure rettoriche. Orazioni ciceroniane. Cose moderne in forma antica.