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280 dai riassunti delle lezioni a zurigo


quel sentimento che provava verso di lui, misto di affetto, di maraviglia e di ammirazione. Omero Dante lo conosceva per fama; Virgilio è il suo maestro, il suo esemplare; ingenua ammirazione, che noi possiamo concepire in un tempo in cui non c’era altra letteratura che la latina, e dove i racconti maravigliosi come quelli dell’Eneide dovea[no] far tanto effetto sopra uomini ancora barbari e dominati dalla fantasia.

Virgilio conosce l’inferno; guida con sicurezza Dante; impera a’ demoni; gli scioglie tutti i suoi dubbi. Ma nel purgatorio tentenna, chiede indirizzo o a questa o a quell’anima, e la sua guida divien sempre piú mal sicura, insino a che non viene in suo aiuto Stazio, il quale dopo esser stato 500 anni in purgatorio saliva al cielo. Stazio era imitatore ed ammiratore di Virgilio; ed il poeta se n’è giovato, per cavarne alcuni effetti drammatici. Il riso di Dante, la sorpresa di Stazio, quell’impeto di affetto, che gli fa abbracciare i piedi di Virgilio, obliando di essere un’ombra, danno vita a questo episodio.

Con questa doppia guida Dante giunge all’ultimo girone, ove un muro di fiamme lo separa dal paradiso terrestre. Sente il canto di lá che lo invita a passare e nasce una scena stupenda per una certa fanciullesca ingenuitá, con la quale è dipinta l’esitazione di Dante innanzi a quel fuoco. Rimane fermo con gli occhi a terra, con le mani giunte, quando al nome di Beatrice volge l’occhio a Virgilio, come un fanciullo vinto al pomo. Passato il fuoco. Dante è purificato e diviene libero, conscio del male e del bene; è egli stesso il suo papa ed il suo imperatore; non ha piú bisogno di Virgilio.

Entrato nel paradiso terrestre, incontra Matilde, secondo alcuni la vita attiva, secondo altri la Chiesa. Matilde è il presentimento di Beatrice, come il paradiso terrestre è il presentimento del celeste; Matilde è il celeste in forma ancora terrena, quindi quel suo riso, quella spensierata gaiezza, quel coglier fiori, tutte le attitudini di una giovinetta ingenua ed innocente. Il poeta le aggiunge ancora due qualitá, che hanno virtú di spiccarci dalla terra ed elevarci verso 1 ’ infinito delle cose celesti, la melodia del canto e la leggerezza del ballo. Ella canta come un angelo e