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xi. 1819 - gl’idillii | 101 |
il sogno, l’estasi. La visione di Laura nel terzo cielo è il monumento più interessante di questo genere. Le immagini e i sentimenti che scaturiscono da questo concetto del mondo, formano tutto un ciclo poetico, successivamente trasformato, ma sussistente anche oggi ne’ suoi tratti fondamentali.
La prima volta che Leopardi concepì la donna fu nella canzone per una giovane inferma. Dico concepì, così per dire; perché in quei tratti vaghi e ottusi, pieni di reminiscenze, non è ancora una concezione personale.
Nel suo Primo amore vediamo lui, non l’amata; e nella Sera del dì di festa vediamo più lui che l’amata, della quale solo per indiretto possiamo ricostruire i tratti. E vi troviamo una vaga fanciulla, nel fiore dell’innocenza, che danza e sogna, e mira ed è mirata, e stanca della festa si addormenta, e nessuna cura la morde. La preoccupazione della sua infelicità gl’impedisce di contemplare e formare con serenità artistica questo bel tipo di fanciulla, che rimane nella sua mente fisso, e diverrà più tardi Silvia e Nerina.
Questo tipo di fanciulla è affatto naturale e reale, senza alcuna immagine di angelico o di celeste o di paradisiaco, come pur si vede in Dante e nel Petrarca; è la donna nel suo primo apparire innanzi all’immaginazione innocente dei giovani, bella, pura, festosa, e se volessimo usare modi petrarcheschi, angelica, divina, celeste; modi che aggiungono a questo ideale naturale e giovanile nessuna qualità nuova, ma un nuovo effetto di luce e di melodia, quel carattere vaporoso e musicale, così bene corrispondente alle immaginazioni giovanili.
Questo tipo naturale non può conseguire quegli effetti che i poeti traggono dall’ideale celeste, se non in altri modi cavati pure dalla natura. Perché lo stesso soprannaturale celeste non è che l’effetto naturale della nostra immaginazione; e non è l’angiolo che ha prodotto l’ideale femminile, ma è l’ideale femminile che ha prodotto l’angiolo.
In che modo Leopardi consegue quegli effetti nella formazione poetica della donna, vedremo poi... Per ora, non abbiamo che uno schizzo appena, de’ tratti sparsi, che bisogna ricostruire