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II
LA POETICA DI MANZONI
Il mondo epico-lirico di Alessandro Manzoni, determinato certamente dall’ambiente morale e letterario in cui si trovava, è un prodotto spontaneo della sua immaginazione. Lì dentro c’è un nuovo mondo e un nuovo uomo, divenuto il suo tipo, il suo ideale, ch’egli si sforza di realizzare ne’ suoi lavori posteriori. Le sue tragedie storiche, il suo romanzo storico, sono questo stesso ideale calato nella storia.
Ma qui si sviluppa nel poeta una coscienza critica. A quel tempo gli studii storici e gli studii critici andavano di pari passo col più esagerato spiritualismo. Era reazione filosofica letteraria e storica. La Storia generale della letteratura di Augusto Schlegel e il Corso di letteratura drammatica del fratello Federico facevano la più viva impressione sugli spiriti. Vi si vedevano i giudizii letterarii capovolti, e messi giù quegli autori, che per il passato erano i più riputati, Alfieri con tutti gli antichi tragici italiani, e Corneille, Racine, Crébillon, Voltaire, lo stesso Molière, Metastasio, Goldoni. Sorgeva una nuova pleiade letteraria fino a quel punto ignota o spregiata, Lopez de Vega, Calderon, Shakespeare, Guarino e Carlo Gozzi. Un mutamento così radicale ne’ concetti e ne’ criterii trovava una grande resistenza in Francia e in Italia, dove regnavano senza contrasto le forme classiche: le discussioni più vive erano intorno alla tragedia. A questo rinnovamento letterario-filosofico partecipava la storia. La scuola italiana dal Machiavelli al Romagnosi avea già le sue tradizioni,