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200 | lezioni |
Petrarca, maggiori di lui, ma non poterono sfuggire il difetto in cui egli era caduto: scrissero sonetti e canzoni e fecero cose rettoriche perché senza movimento drammatico, senza una situazione di fatto, tranne nelle migliori poesie, come quella in cui Dante narra il suo sogno, e le due belle canzoni di Petrarca, l’una Di pensiero in pensier, di monte in monte, l’altra Chiare fresche e dolci acque. Son tre canzoni magnifiche per versi quelle sugli occhi, ma stancano perché tutte concetti. Ne avemmo poi il petrarchismo, il movimento drammatico sparì, il sonetto e la canzone diventarono una catena di raziocinii che annoiano, sempre più aguzzi, ed avemmo il Seicento. Quel modo di poetare parve infine esagerazione, si volle renderlo più naturale e vennero le freddure, gli Arcadi.
Quando ricomincia la nuova lirica ricomparisce il movimento drammatico. Vediamo per esempio Parini. Perché è cosí interessante l’ode A Silvia? Perché ci commove la Caduta? Perché c’è il sentimento drammatico, c’è una situazione di fatto. Nella Solitudine o in altro soggetto astratto non trovate più lo stesso poeta, perché ci avete concetti, non azione. E sarebbe anche il difetto de’ Sepolcri di Foscolo, la mancanza di movimento drammatico, essendo quel carme in fondo in fondo un ragionamento del poeta; ma ci vedete pentrare quel movimento, e allora trovate quel che è di più vivo in quella poesia, i combattenti di Maratona, Santa Croce, Cassandra, Omero. Levate questi fatti, metteteci descrizioni e ragionamenti, e avrete i Sepolcri di Pedemonte. Giá era comparso dunque nella lirica il movimento drammatico, il quale forma la grandezza del Coro del Carmagnola; ma ciò che prima era semplicemente accennato, qui è posto, senza che Manzoni lo sappia, perché lo ha fatto inconsciamente, ed è riuscito meglio di quando ha lavorato da critico, tenendo innanzi il suo Goethe e il suo Schlegel.
Che cosa è questo Coro? È l’azione drammatica che succede ai due atti precedenti, e che l’autore non può mettere in teatro, come vi mette i capitani; è la battaglia: da una parte sono gli avventurieri di Filippo Visconti, dall’altra quelli del Conte di Carmagnola; non ci sono riflessioni sui fatti di cui si è parlato