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54 Chi l’ha detto? [203-208]

203.                           ....Je n’ai mérité
Ni cet excès d’honneur, ni cette indignité.1

(Racine, Britannicus, a. II, sc. 3).

I due versi della Divina Commedia

204.    ....Se le mie parole esser den seme
Che frutti infamia al traditor ch’io rodo.

bene si ripetono ad esprimere il disdoro che circonda il tristo, oggetto delle contumelie e del biasimo di ognuno; mentre a chi gode i frutti della buona riputazione può applicarsi l’altro verso:

205.           Assai lo loda e più lo loderebbe.

come il mondo farebbe di Romeo di Villanova; ovvero i versi tasseschi

206.    ....Mostra a dito ed onorata andresti
Fra le madri latine e fra le spose
Là nella bella Italia....

tolti dal soliloquio amoroso di Erminia, che sogna le sue nozze con l’amato Tancredi: che ricordano i versi del satirico latino:

207.   ....Pulchrum est digito monstrari et dicier: hic est.2

o meglio il:

208.   Laudari a laudato viro.3

parole di Ettore che in un frammento di Nevio, antico poeta romano, conservatoci nelle Epist. ad Famil. di Cicerone (lib. V, ep. 12, 7 e lib. XV, ep. 6, 1) dice di sè medesimo: Lætus sum laudari me, abs te, pater, a laudato viro.


  1. 203.   Non ho meritato nè un onore così grande nè tanta ingiuria.
  2. 207.   È bello l’essere mostrato a dito e sentirsi dire: È quello.
  3. 208.   Ricevere lode da un uomo lodato.