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[149-154] Bellezza e bruttezza. Doti del corpo 41

149.   Os homini sublime dedit, cœlumque tueri
  Jussit et erectos ad sidera tollere vultus.1

La difesa del colorito fosco era stata fatta dal Tasso:

150.       ....Il bruno il bel non toglie.

ricordando forse il biblico:

151.            Nigra sum, sed formosa.2

detto della sposa del Libano; come per il biondo è facile di ricordare il dantesco:

152.   Biondo era e bello e di gentile aspetto.

che Dante dice a proposito di re Manfredi.

Ma dove più rifulge la bellezza, è negli occhi, poiché in essi la materialità della forma si sposa al fascino spirituale dell’intelligenza. Perciò ogni innamorato loda per prima cosa gli occhi della sua fiamma, e molti vorrebbero dire come il Paggio Fernando:

153.   Io ti guardo negli occhi che sono tanto belli.

frase divenuta più che popolare dal giorno in cui la Partita a scacchi del povero Giuseppe Giacosa (ove essa è più volte ripetuta), forma la delizia dei filodrammatici d’Italia.

Gran parte della bellezza degli occhi sta nella grandezza loro. Bene la lodò Ugo Foscolo nel carme Le Grazie, (secondo il testo edito dal Chiarini, inno III, v. 276-277):

154.                   ....Tornino i grandi
    Occhi fatali al lor natio sorriso.


  1. 149.   Dette (il creatore delle cose) all’uomo sublime il volto e gl’impose di contemplare il cielo e di inalzare lo sguardo diritto alle stelle.
  2. 151.   Sono bruna, ma bella.