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506 Chi l’ha detto? [1495-1497]


Uno di costoro sarebbe stato certamente quel Pietro Soderini (nato verso il 1450), creato gonfaloniere a vita di Firenze nel 1502, e deposto nel 1512, a cui Niccolò Machiavelli rivolse il noto epigramma (do la lezione dell’unico ms. fiorentino Magl. VII, 9, 271, che differisce da tutte le lezioni volgari):

1495.   La notte che morì Pier Soderini.
     L’anima andò dell’inferno alla bocca.
     Gridò Pluton: Che inferno! anima sciocca,
     Va su nel limbo fra gli altri bambini.

e sotto un certo rispetto, benchè difficile e ingiusto torni il confronto, anche quel povero granduca,

1496.   Di papaveri cinto e di lattuga.

(Giusti, L’incoronazione, str. 7).

È costui Leopoldo II, granduca di Toscana, così dipinto nei seguenti versi:

          Il toscano Morfeo vien lemme lemme,
               Di papaveri cinto e di lattuga,
               Che, per la smania d’eternarsi, asciuga
                              Tasche e maremme.
          Co’ tribunali e co’ catasti annaspa;
               E benchè snervi i popoli col sonno,
               Quando si sogna d’imitare il nonno,
                              Qualcosa raspa.

Ma egli, come re e come italiano aveva la colpa di ritrarre dal genio di quella generazione infiacchita, che Giacomo Leopardi rampognava dicendo:

1497.                                           .... Di viltade
Siam fatti esempio alla futura etade.

(Canzone ad Angelo Mai).

La mancanza di ardire e di franchezza, che talvolta può cogliere anche persone solite a nutrir sentimenti virili, è ripresa in Dante per bocca di Virgilio in due luoghi distinti, cioè: