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458 | Chi l’ha detto? | [1358-1360] |
scrittori francesi le régime du bon plaisir. Anche la cancelleria del Primo Impero rinnovò l’uso della vecchia formula ma nel testo più corrente, cioè senza il bon. Il Mas Latrie in una dissertazione pubblicata nella Bibliothèque de l’École des Chartes (to. XLII, 1881) sostiene che la sola vera formula era Car tel est notre plaisir o anche, più di raro, Car ainsi nous plaist-il être fait; che l’interpolazione del bon è arbitraria; e che i documenti nei quali quest’aggettivo si trova, sono tutti falsi o alterati. Ma il signor Gabriele Demante ha voluto dimostrare eccessive le affermazioni del Mas Latrie in un’altra dissertazione pubblicata nello stesso periodico, to. LIV, 1893.
1358.
....Sono i monarchi
Arbitri della terra;
Di loro è il cielo.
— «Mais c’est de l’arbitraire?» — risponde ingenuamente:
1359. Et à quoi me servirait-il d’être prince, si je ne faisais pas de l’arbitraire?1
Anche G. G. Belli in un popolarissimo sonetto intitolato: Li Soprani der monno vecchio (21 gennaio 1832) fa dire a uno di questi vecchi sovrani:
1360. Io so’ io, e voi nun zete un c...
Sori vassalli bb..., e zzitto.
- ↑ 1359. E a che con mi servirebbe di essere un principe se non commettessi degli arbitrii?