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[1286-1289] Povertà, ricchezza 435


L’ultima terzina è meritamente popolarissima, ma essa riproduce sana sana una colorita immagine dantesca:

1286.   Con quel furor e con quella tempesta
Ch’escono i cani in dosso al poverello
Che di subito chiede, ove s’arresta.

(Dante, Inferno, c. XXI, v. 67-69).

Queste due citazioni dettero lo spunto a un argutissimo opuscolo, elegantemente illustrato, di propaganda per il VI Prestito Nazionale (1920), intitolato: Dante, Belli, i cani e i poverelli, opuscolo anonimo ma che mi dicono scritto da uno dei pezzi grossi della Banca d' Italia.

Agli stessi concetti s’ispira una celebre quartina di Giuseppe Giusti:

1287.   Un gran proverbio
Caro al Potere,
Dice che l’essere
Sta nell’avere.

(Gingillino, P. I, str. 32).
Se nulla si può concludere di buono, se mancano i danari che sono

1288.   La base de tuto.

che è il titolo di una commediola in due atti di Giacinto Gallina, rappresentata per la prima volta al Teatro Goldoni di Venezia nel febbraio 1894, e che forma il seguito di Serenissima. Ma se la base de tuto, secondo l'opinione dei più, sono i soldi, per il Nobilomo Vidal, uno dei principali personaggi delle due commedie, invece, xe volerse ben (a. I, sc. 10).

Sullo stesso soggetto ecco anche un bel testo latino:

1289.   Beati possidentes.1

Ordinariamente la si crede citazione d’Orazio, e la opinione comune è stata confortata dall’autorità del Fournier, che nel libro

  1. 1289.   Beati coloro che posseggono.