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[1139-1142] | Patria in generale; e l’Italia in particolare | 373 |
dove si leva la chiesa in cui egli balbettò le prime preghiere, dove vive la famiglia nel cui seno egli crebbe, insomma
1139. Pro aris et focis.1
come suol dirsi con frase di cui Cicerone si valse di frequente (p. es. in De natura Deorum, 3, 40). A lui non parrà troppo grave l’affrontare per essa la morte, poichè:
1140. Dulce et decorum est pro patria mori.2
ed anche coloro che non osarono imitarlo, leveranno a cielo il suo sacrifizio, come tutti anche oggi compiangono il fato di Ettore, morto pugnando sotto le mura della sua patria:
1141. E tu onore di pianti, Ettore, avrai
Ove fia santo e lagrimato il sangue
Per la patria versato, e finchè il Sole
Risplenderà su le sciagure umane.
Narrano che i due eroici fratelli Bandiera, udita in carcere la sentenza che li condannava a morte (1844), intonassero il coro, allora popolare, della Donna Caritea Regina di Spagna:
1142. Chi per la patria muor
Vissuto è assai.
Di questa Donna Caritea le parole sono del Pola, la musica di Saverio Mercadante; e veramente nell’atto I, sc. 9, si trova il coro che però, come ho verificato tanto nei libretti a stampa, quanto nella partitura originale di pugno del Mercadante che si conserva nella biblioteca del Conservatorio di San Pietro a Majella in Napoli, comincia altrimenti, cioè:
Chi per la gloria muor
Vissuto è assai;
La fronda dell’allor
Non langue mai.