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[897-900] Morte 285


morto a Castelfidardo (18 settembre 1860) la cui salma egli fece spedire a Roma dove l’attendeva la vedova.

Una delle più popolari tragedie dell’Alfieri ha porto occasione a molti infelici di ripetere i disperati versi:

897.                                 .... O Morte, Morte
Cui tanto invoco, al mio dolor tu sorda
Sempre sarai?...

(Mirra, a. V, sc.2).

Se volgiamo il passo verso le tombe, ricorre istintivamente alla memoria la interrogazione con la quale Ugo Foscolo dà cominciamento al carme de’ Sepolcri:

898.   All’ombra de’ cipressi e dentro l’urne
     Confortate di pianto è forse il sonno
     Della morte men duro?

e Ippolito Pindemonte, cui il carme medesimo era diretto, rispondeva a questa domanda con un’altra:

                              .... Un mucchio d’ossa
               Sente l’onor degli accerchianti marmi
               O de’custodi delle sue catene
               Cale a un libero spirto?

(I Sepolcri, v. 40-43)


Il nobile poemetto foscoliano, rimasto classico nella nostra letteratura, contiene anche altre frasi scolpite nella memoria di tutti, quali le seguenti:

899.                                 .... Ahi! sugli estinti
non sorge fiore, ove non sia d’umane
Lodi onorato e d’amoroso pianto.

(v. 88-90).

900.   Gli occhi dell’uom cercan morendo
Il Sole; e tutti l’ultimo sospiro
Mandano i petti alla fuggente luce.

(v. 121-123).

«Goethe morendo a ottant’anni pregò gli amici che gli aprissero la finestra gridando: Luce, luce [vedi più oltre al n. 926], ed il