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248 | Chi l'ha detto? | [767-773] |
767. Tutta negli atti dispettosa e trista.
ovvero come Niccolò III che, confitto nella tomba affocata, ai fieri rimbrotti di Dante scalciava con tutt’e due i piedi:
768. Forte spingava con ambo le piote.
e anche con le lacrime:
769. Inde iræ et lacrymæ.1
L’uomo cui è stata fatta ingiuria, sfugge la presenza incresciosa di chi l’ha offeso, cui può dire giustamente:
770. Gli sia concesso il non vedervi almeno.
Nella sua bocca risuonano non di rado le minacce: e se desso è un nume, o si atteggia a tale, potrà ripetere la famosa minaccia di Nettuno ai venti tardi nell’obbedirlo:
771. Quos ego....2
che il Tasso imitò nella oscura reticenza del mago Ismeno invocante i demoni:
772. Che sì? che sì?...
Nel medesimo poema si trova un altro classico esempio d’ira minacciante, ed è quello di Plutone che manda i demoni in guerra contro l’odiato esercito dei Crociati, gridando loro:
773. Pera il campo e ruini, e resti in tutto
Ogni vestigio suo con lui distrutto.
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