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[534-539] | Fortuna, fato | 161 |
Anche nelle guerre come nelle private tenzoni, la vittoria è spesso decisa dalla fortuna: nondimeno
534. Fu il vincer sempre mai laudabil cosa,
Vincasi o per fortuna o per ingegno.
ovvero, come osserva il Machiavelli (o per essere più esatti, com’egli fa dire a uno dei popolani fiorentini che eccita i suoi compagni a ribellarsi alla Signoria):
535. Coloro che vincono, in qualunque modo vincano, mai non ne riportano vergogna.
Gode, e giustamente, il vincitore: si consola il vinto come può, sia che sopporti l’avverso destino con lo stoicismo dell’Uticense, di cui fu detto:
536. Victrix causa Dei placuit, sed victa Catoni.1
o con l’altezza di animo di Enea, cui il poeta nella Didone abbandonata del Metastasio (a. I, sc. 6) pone in bocca queste parole:
537. .... Il mio core è maggior di mia fortuna.
o pensi con Seneca che:
538. Fortuna opes auferre, non animum, potest.2
(Medea, a. II, sc 1, v. 176).
o abbia la disinvoltura di quel poeta che scrisse:
539. Un’altra volta vincerete voi.
È questo un celebre verso dell’ab. Ubaldo Mari, pisano, di un poema stranissimo intitolato la Giasoneide o sia la