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[431-432] | Esperienza | 127 |
da alcuni attribuita al poeta maccheronico Ant. de Arena. Cfr. Interm. des cherch. et des cur., 10 août 1904, col. 202.
La più grande delle esperienze è quella del dolore, quella che ha suggerito a Didone il bellissimo esametro:
431. Non ignara mali, miseris succurrere disco.1
che Voltaire nella Zaira (a. II, sc. 2) tradusse:
Qui ne sait compatir aux maux qu’il a soufferts?
e meglio ancora Gilbert (Heroide de Didon à Enée, v. 144):
Malheureuse, j’appris à plaindre le malheur!
Leggasi nel Fournier (L’Ésprit des autres, pag. 360) il curioso caso successo a Delille, che reo di plagio, involontario o no, di questa ultima traduzione, in una disputa ne sostenne ingenuamente la eccellenza, dimenticando di averne fatto cosa propria.
Noi per simbolo dell’esperienza potremo prendere il dantesco:
432. Provando e riprovando.
che fu poi il motto dell’Accademia Fiorentina del Cimento, istituita nel 1657 dal Principe (poi Cardinale) Leopoldo de’ Medici allo scopo di fare esperienze ed osservazioni fisiche, fisicomatematiche ed astronomiche, applicando allo studio della natura i canoni della indagine galileiana. Visse fino al 1667 ed ebbe per impresa una fornace accesa e tre crogiuoli sopra una tavola di pietra che sta presso alla bocca della fornace medesima, col motto Provando e riprovando. A proposito del quale motto nell’opera Saggi di naturali esperienze fatte nell’Accademia del Cimento ecc. (Firenze, 1666 e 1667) si legge a pag. 3 del Proemio: «Or quivi dove non ci è più lecito metter piede innanzi, non vi à cui meglio rivolgersi, che alla sede dell’esperienza, la quale non altrimenti di chi varie gioie sciolte, e scommesse cercasse di rimettere ciascuna per ciascuna al suo incastro, così ella adattando effetti a
- ↑ 431. Non ignara della sventura, ho appreso a soccorrere gli sventurati.