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[281-284] Coscienza, gastigo dei falli 77

Il nostro maggior Poeta così rese lo stesso concetto:

281.   La spada di quassù non taglia in fretta.
  Né tardo, ma’ che al parer di colui
  Che disiando o temendo l’aspetta.

cioè la giustizia di Dio non sembra troppo sollecita nè troppo tarda se non (ma’ che per fuorchè) a colui ecc. Ed il Metastasio altrimenti commentò:

282.              Tardo a punir discendi,
          O perchè il reo s’emendi,
          O perchè il giusto acquisti
          Merito nel soffrir

(Sant’Elena al Calvario, parte prima; ediz. di Parigi, 1780, to. VI, pag. 176).

All’ordine medesimo d’idee si connette la sentenza scolastica d’incerto autore:

283.   De male quæsitis vix gaudet tertius hæres.1

cui si suole aggiungere:

Nec habet eventus sordida præda bonos

e che forse è proverbio latino medievale. Lo si trova registrato nel Thesaurus proverbialium sententiarum uberrimus congestus per Jo. Buchlerum (Coloniæ, 1613), a pag. 209, e anche altrove.

In ogni modo antichi e moderni parrebbero d’accordo a rassicurarci su questa giustizia divina, la quale tosto o tardi dovrebbe cogliere il peccatore, e dargli il fatto suo senza troppa misericordia, se si presta fede ad alcuni versetti biblici notissimi:

284.   Oculum pro oculo, et dentem pro dente.2


  1. 283.   Delle cose male guadagnate appena gode il terzo erede.
  2. 284.   Occhio per occhio e dente per dente.