Pagina:Cennini - Il libro dell'arte, 1859.djvu/226

186 tavola


Sedere. Che tutti i vaselli vogliono essere invetriati.... e voglion avere buono e grave sedere di sotto, acciò che riseggan bene. 67.

Segatura. Poi abbi io una scodella segatura di legname intrisa di questa colla. 113.

Segno. E se alcuna volta avvenisse trascorso, che volessi tor via alcuno segno fatto per lo detto piombino, togli una poca di midolla di pane, e fregavela su per la carta. 12.

Segnolino. Vedi Ritagliare.

* Sentore. «Indugiare, Soprassedere.» La ragione: che ti verrà fatto i tuoi lavori come capelli, sottili, che è più vago lavoro. Voglia innanzi sentore più a fargli; poi aspetta di dì in dì. 151.

Sentimento. E questo (il ritrarre di naturale) avanza tutti gli altri esempi; e sotto questo con ardito cuore sempre ti fida, e spezialmente come incominci ad avere qualche sentimento nel disegnare. 28. — E seguita più volte andando col tuo pennello, e guidalo con sentimento. 31

Seppia. Abbi una tavoletta di bosso di grandezza per ogni faccia un sommesso; ben pulita e netta.... fregata e pulita di seppia, di quella che gli orefici adoperano per improntare. 5.

Serpentino. Il serpentino è tenera prieta, e non è buona; il marmo è piggiore, ch’è troppo tenera. 36.

Sesto. «Seste, Compasso.» E poi metti il sesto grande, l’una punta in sul detto filo, e volgi il sesto mezzo tondo, dal lato di sotto. 67.

Sfenditura. Vedi Caldaia.

Sfumante. Ed eziandio le acquerelle che vi dái su, non vi appariscono sfumanti e chiare, come fa a modo detto in prima. 17. — Poi con acquerella di nero da’ le tue ombre ben delicate e morbide e sfumanti. 177.

Sfumare e Sfummare. Va’ col detto pennello tratteggiando l’andare delle pieghe maestre; e poi va’ sfumando, secondo l’andare, lo scuro della piega. 31. — Che se questa tale acqua è poco tinta.... el ti viene le tue ombre a modo di un fummo bene sfumato. 31. — Va’ campeggiando dall’un tratto scuro all’altro, e commettendoli insieme, e sfuramando le tue pieghe nelle stremità degli scuri. 71.

Sgrigiolare. Se senti alla prieta niente di polvere, o che sgrigioli di niente, sì come farebbe la polvere fra’ denti, togli una codola di vaio, e con leggiera mano spazza sopra l’oro. 138.

Sinopia. «Secondo Dioscoride, la sinopia era una terra naturale grave, densa, e color di fegato. Cavavasi in Cappadocia in certe spelonche, e portavasi poi, quando era purgata in Sinope, dove si vende: e onde prese il nome. Il Mattioli non trova chi a’ suoi tempi gli dichiari qual sia la vera sinopia, ed egli la crede una specie di bolo armeno grossolano. Cita Giorgio Agricola, dal quale si raccoglie che la sinopia si trova in sue proprie miniere, ed in quelle dell’oro, del rame, dell’argento e del ferro. Fa la sinopia secondo Plinio uno de’ quattro soli colori che adopravano gli antichi pittori greci. Il Davy dice che con questo colore sono fatti i più belli fondi rossi delle pitture di Pompei. La sinopia era di tre sorta: quella che veniva da Lemno, ed aveva un bollo per mostrare che era la più genuina. Veniva ancora dall’Egitto e dall’Affrica, dalle isole Baleari e dalla Cappadocia. La sinopia, al pari del cinabrese oggi non ha nessun uso nella pittura.» Rosso è un colore naturale