nell’uno nè nell’altro senza distruzione far si può. Quello
adunque che principalmente importa ed è necessario al
Cortegiano per parlare e scriver bene, estimo io che sia il
sapere16; perchè chi non sa, e nell’animo non ha cosa che
meriti esser intesa, non può nè dirla nè scriverla. Appresso,
bisogna dispor con bell’ordine quello che si ha a dire o
scrivere; poi esprimerlo ben con le parole: le quali, s’io
non m’inganno, debbono esser proprie, elette, splendide e
ben composte, ma sopra tutto usate ancor dal popolo; perchè
quelle medesime fanno la grandezza e pompa dell’orazione,
se colui che parla ha buon giudicio e diligenza, e sa
pigliar le più significative di ciò che vuol dire, ed inalzarle,
e come cera formandole ad arbitrio suo collocarle in tal
parte e con tal ordine, che al primo aspetto mostrino e faccian
conoscere la dignità e splendor suo, come tavole di
pittura poste al suo buono e natural lume17. E questo così dico
dello scrivere, come del parlare: al qual però si richiedono
alcune cose che non son necessarie nello scrivere; come la
voce buona, non troppo sottile o molle come di femina, nè
ancor tanto austera ed orrida che abbia del rustico, ma sonora,
chiara, soave e ben composta, con la pronunzia espedita,
e coi modi e gesti convenienti; li quali, al parer mio,
consistono in certi movimenti di tutto ’l corpo, non affettati
nè violenti, ma temperati con un volto accommodato, e con
un mover d’occhi che dia grazia e s’accordi con le parole,
e più che si può significhi ancor coi gesti la intenzione ed
affetto di colui che parla. Ma tutte queste cose sarian vane
e di poco momento, se le sentenze espresse dalle parole non
fossero belle, ingegnose, acute, eleganti e gravi, secondo ’1
bisogno.
XXXIV. Dubito, disse allora il signor Morello, che se
questo Cortegiano parlerà con tanta eleganza e gravità, fra
noi si trovaranno di quei che non lo intenderanno. — Anzi
da ognuno sarà inteso, rispose il Conte, perchè la facilità
non impedisce la eleganza. Nè io voglio ch’egli parli sempre
in gravità, ma di cose piacevoli, di giochi, di motti e
di burle, secondo il tempo: del tutto però sensatamente, e
con prontezza e copia non confusa; nè mostri in parte al-