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annotazioni. | 329 |
recte sapere, quasi fosse possibile sapere non recte. Al qual proposito conviene avvertire, che la voce italiana sapere corrisponde piuttosto alla latina scire, e che manchiamo nella nostra lingua di un vocabolo che perfettamente esprima il sapere del latini. Forse, ma pure imperfettamente, si potrebbe tradurre per aver senno.
Pag. 45, lin. 15. — Tolto da Cicerone. Dolce.
Pag. 46, lin. 12. — se gli trovi. Così corresse il Dolce; le Aldine hanno, e forse il Castiglione scrisse si gli trovi. Del resto, questo pensiero parimente è tolto da Orazio:
ut sibi quivis |
Pag. 47, lin. 2. — italiana, commune. Così tutte le Aldine; il Dolce, tolta la virgola, scrisse, forse non male, italiana commune.
Pag. 47, lin. 53. — perchè dite, se qualche. Così le Aldine degli anni 1538, 1541, 1547; le altre, perchè dite, che se qualche.
Pag. 47, lin. 37. — Campidoglio si usa in rima dal Petrarca nel primo capitolo del Trionfo d’Amore. Gaetano Volpi.
Pag. 50, lin. 3. — ''nella maniera del cantare. Le Aldine degli anni 1528, 1538, 1541, hanno nella maniera dal cantare.
Pag. 50, lin. 14. — Intorno al Mantegna, vedi la Parte II della Verona illustrata, del celebre signor marchese Scipione Maffei, in-8, a carte 189. Volpi.
Pag. 52, lin. 30, 33. — non direste voi poi, che Cornelio nella lingua fosse pare a Cicerone, e Silio a Virgilio? Così le Aldine del 1541 e del 1547; le altre Aldine, con manifesto errore, non direste voi poi, che Cornelio nella lingua fosse pare a Cicerone, a Silio e a Virgilio?
Pag. 53, lin. 19. — attiche. Le Aldine degli anni 1541 e 1547, antiche.
Pag. 55, lin. 11. — non vi pare. Male le Aldine degli anni 1538, 1541, 1547, et vi pare.
Pag. 58, lin. 7, 8. — non estimandola tanto, ragionevol cosa è ancor credere. Così corresse il Dolce; le edizioni anteriori hanno non estimandola tanto ragionevol cosa, et ancor credere, tranne l’Aldina del 1547, che ha non estimandola tanto ragionevol cosa, è ancor credere.
Pag. 59, lin. 34. — Il simile dice Cicerone nella orazione in difesa di Archia poeta. Dolce.
Pag. 60, lin. 29. Versi tratti dal sonetto CXXXV del Petrarca.