Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
annotazioni. | 341 |
tegiano.» Questa Protesta od avviso, bastantemente prolisso, e che credemmo inutile di qui rapportare, espone le opinioni di alcuni antichi autori e riferisce il noto passo di Dante sulla Fortuna; e contiene la dichiarazione, che vediamo apposta a molti libri stampati circa quel tempo in Italia, che l’autore fu buon catolico, e che se talora parlò della Fortuna secondo l’uso popolare, e alla foggia de’ poeti e degli altri scrittori gentili, sapeva per altro, non darsi altra fortuna che la Divina Provvidenza, ec. — Difficilmente si troverà cosa più strana ed insipida delle mutazioni introdotte dal Ciccarelli ovunque il Castiglione nominò la fortuna: spesso fu pago di sostituire a questa voce alcun sinonimo, e con un giro di parole fuggire il nome e non la cosa.
Pag. 268, lin. 28. — Conviene avvertire, che questa ed alcune altre regole di buon governo dettate dal Castiglione convengono forse a piccoli stati, quali tuttora a quel tempo erano molti nell’Italia superiore: ne’ grandi stati, soli oramai possibili, la ricchezza dei cittadini è ricchezza e potenza dello stato intero.
Pag. 269, lin. 3, 4. — sperano..... temano. Così tutte le edizioni; si emendi o sperano ..... temono, ovvero sperino..... temano.
Pag. 269, lin. 12. — non diventino potenti. Così corresse il Dolce; le Aldine e le altre antiche hanno non diventano potenti.
Pag. 271, lin. 8. — Vedi la lettera 6 fra quelle di diversi al Castiglione, dove Rafaello d’Urbino parla di questa grande opera, della quale da papa Giulio II gli era stata commessa la cura.
Pag. 271, lin. 17. — Bucefalia, città dell’India, edificata da Alessandro in memoria di Bucefalo suo dilettissimo cavallo. Gaetano Volpi.
Pag. 271, lin. 18. — Atos, monte posto fra la Macedonia e la Tracia, detto ora Monte Santo. Dinocrate (come afferma Vitruvio nella prefazione del libro II) ovvero Stasicrate (al dir di Plutarco nella Vita d’Alessandro, e nel libro che scrisse Della virtù e fortuna dello stesso) diede per consiglio ad Alessandro di ridurre il detto monte in figura d’un uomo, e di edificargli nella sinistra un’amplissima città capace di dieci mila abitatori, e nella destra una gran coppa, nella quale si raccogliessero tutti i fiumi che da quello derivano, d’onde poi sboccassero in mare. Si compiacque Alessandro di sì bella e magnifica idea; ma quando intese che una tal città sarebbe senza territorio, e che dovrebbe alimentarsi colle sole provisioni d’oltre mare, ne abbandonò affatto il pensiero, comparando una tal città a un fanciullo che non può crescere per iscarsezza di latte nella sua balia. Gaetano Volpi.
Pag. 272, lin. 35. — Fu poi Francesco I re di Francia. Gaetano Volpi.