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vazioni vere e profonde; e, ciò che è peggio, sparpagliando quel che era unito, ha tolto via quel vero e quel convincente, che veniva dall’unità e dall’opportunità. Render polemico ciò che era storico è cattivo metodo, dove non è cattiva fede. Una considerazione che ti si presenta chiara e parlante, incastonata in un fatto, ti apparirà tosto squallida e sfumata, quando le sarà stato tolto il puntello di quel fatto»1

Or il Manzoni, di cui così giudicava una delle opere minori, era per lui uno di quei grandi autori, dei quali pensava che non si potesse «parlare altrimenti che inginocchiato e col capo scoperto»2. Eppure, meglio forse che altri, almeno fino al suo tempo, egli ha notato il vero difetto delle Osservazioni sulla morale cattolica, e di cui non va esente del tutto neanche il Discorso sopra alcuni punti della storia longobardica in Italia: difetto che consiste appunto nella soverchia sottigliezza degli argomenti, opposti ad altri argomenti derivati dalle più ampie testimonianze della storia, e in quella cotal sottintesa sicurezza dell’autore, di poter abbattere tutta la forza che viene dal complesso di queste, pur col confutarne più o meno felicemente alcune alla spicciolata.

Nè mai ho sentito così còlto l’intimo sentimento del poeta de’ Sepolcri, come in queste sole parole: «Il carme di Foscolo ti sembra ispirato in Santa Croce»3. Dopo il Foscolo stesso, che fu primo a dirlo, tutti

  1. Memorie cit., p. 112.
  2. Memorie cit., p. 66.
  3. Memorie cit., p. 370.